8.7.10

Berlusconi è finito.

Berlusconi è finito. Un capo del governo che fa caricare i terremotati che protestano perché hanno osato insidiare il suo “palazzo-harem pubblico-privato” è finito. La contraddittorietà delle reazioni, il nervosismo dei “pasdaran”, le stupidaggini che inventa la questura per giustificare il pestaggio evidenziano una caduta verticale di consenso. Quel capo di governo si era presentato come paladino di quei terremotati, ma oggi si dimostra che il dramma fu usato solo per fare propaganda (ed affari).

Berlusconi è finito, ma – come spiegava il vecchio Mao – i reazionari sono come le sporcizie: se non li spazzi, non vanno via da soli. Chi ci libererà da questa immondizia? Chi metterà insieme le forze, ormai nettamente maggioritarie, per una protesta ampia, in grado di creare le condizioni della cacciata. L’opposizione parlamentare? Incerta e, in molti casi proclive a trattative, sbracamenti, spartizioni, essa non appare affidabile, neanche quando a presentarsi in pubblico è una brava persona come Bersani. Le forze interne alla maggioranza? Non la Lega, che anzi usa spregiudicatamente la debolezza del Cavaliere per espandere la propria forza. Fini? Troppo debole. E anche un po’ vile per una sfida esplicita. I poteri forti? Non la Marcegaglia e i settori egemoni di Confindustria che, finché possono, vogliono giovarsi del governo più filopadronale del mondo per togliere diritti ai lavoratori ed accaparrarsi privilegi, che dopo, quando il “pagliaccio di Arcore” cadrà, altri non oseranno abolire. Chi altri? Non le gerarchie vaticane in crisi di credibilità. Non il presidente Napolitano.

In tanti, sempre meno sottovoce, reclamano il “governo del presidente”. Lui sarebbe contento di darcelo e, da un po’, qualcosa al Quirinale si muove. Forse potrebbe essere questa la soluzione “istituzionale”, “tecnica”, in vista di nuove elezioni, ma perché si faccia un nuovo governo, bisogna comunque cacciare quello vecchio. E figuri come La Russa, Giovanardi, Brunetta, Cicchitto, Gasparri, Schifani e figurine come Bondi, Bonaiuti, Gelmini, Carfagna di sicuro destinati alla morte politica in seguito alla scomparsa politica del loro capo e protettore, sono disposti a difendere “Palazzo Chigi-Grazioli” come fosse la ridotta della Valtellina. Insomma la spallata ci vuole. E ci vuole qualcuno che metta insieme le forze oggi sparse. Chi sarà questa volta? L’altra volta fu Cofferati. Fu lui nel 2002-2003 fece da catalizzatore di molte e diverse opposizioni (dagli operai ai pacifisti, ai “girotondi”) e che di fatto neutralizzò Berlusconi, anche se costui rimase in carica altri tre anni.

Oggi, con la crisi economica e finanziaria mondiale in atto, Berlusconi non può rimanere lì, neppure con le mani legate: è indispensabile un altro governo. Il “governo del presidente”, se ci sarà, non ci piacerà: guidato da Draghi o da Monti, vorrà fare “riforme” di quelle che piacciono ai padroni, ma almeno ci libererà da Berlusconi e dalla gentaccia che lo circonda. Liberarci del “berlusconismo” sarà invece assai più lungo e difficile.

1 commento:

giuseppe ha detto...

Il tuo ottimismo mi rincuora, ma non mi convince. Non credo che le manganellate ai terremotati, le carrozzine in piazza, bastino a liberarci da questo tumore.L'indifferenza e l'egoismo continuano a governare.

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