L'astigiano Vittorio Alfieri, piccola nobiltà piemontese senza grandi risorse, ha la vocazione di letterato, ma per lui in famiglia preparano un avvenire militare, in una delle rinomate accademie savoiarde. E’ anche quel che si dice una buona forchetta, ghiotto di minestra d’ortiche e di tartufo, ma sa fare qualche rinuncia. (S.L.L.)
Mi capitò quell’anno alle mani, e non mi posso ricordare il come, un Ariosto, l’opere tutte i quattro tometti. Non lo comprai certo, perché denari non avea; non lo rubai, perché delle cose rubate ho conservato memoria vivissima; ho un certo barlume che lo acquistassi a un tomo per volta per via di baratto da un altro compagno, che lo scambiasse meco col pollo che ci era dato per lo più ogni domenica, un mezzo a ciascuno; sicché il mio primo Ariosto mi sarebbe costato la privazione di un par di polli in quattro settimane.
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Da Vita scritta da esso, II, 2
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