9.12.10

Da "Cronache giubilari". Cortei e processioni.

Non è virtuale, a detta del Papa, l'ingestione sacramentale del sangue e del corpo di Cristo nel rito della Messa. Giovanni Paolo II, nell'affermare che il mistero eucaristico è il centro di tutto il Concilio ha tenuto a ribadire la tradizionale dottrina cattolica, che è del resto uno dei fattori identitari della Chiesa di cui è a capo. Per il cattolico romano nella comunione (e lo dimostra inequivocabilmente la pezzuola conservata nel duomo di Orvieto) davvero si beve sangue umano e si mangia carne umana, perché Gesù, oltre ad essere vero Dio, è anche vero uomo. Si tratta di una forma surrogata di cannibalismo, in verità un po' disgustosa, ma alla fine innocua e per ciò stesso tollerabile.
Facciamo allora un'ipotesi. Immaginiamo che alcuni gruppi fanatici di razionalisti si stufino di tollerare che in cortei pubblici e processioni, migliaia di credenti sbavino dal desiderio di mangiare il corpo e bere il sangue di Cristo, "vero uomo". Supponiamo che questi oltranzisti intolleranti della ragione scientifica minaccino contestazioni in occasione dei pubblici raduni dei laudatori del cannibalismo più o meno virtuale. Che farebbero i questurini ed il ministro dell'Interno Bianco? Proibirebbero o limiterebbero le grandi processioni del Corpus Domini ed i grandi raduni eucaristici? Crediamo di no.
Eppure consimili, ridicole argomentazioni continuano ad esibirsi in riferimento al corteo romano del Gay pride, previsto per l'8 luglio, che si tenta di ghettizzare, visto che la Costituzione vieta di proibirlo. Le motivazioni della stampa benpensante, anche laica, sono note: non abbiamo niente contro di loro - scrivono – nella loro vita privata debbono poter fare quel che più desiderano, senza discriminazioni, ma non possono pretendere di girare per la Città Santa di Roma, portando in giro falli di cartapesta, indossando reggiseni, mimando coiti. E' una provocazione - aggiungono – ci dev'essere in tutto un senso della misura.
Le motivazioni della questura romana, per ridurre ad un chilometro o poco più, il percorso del corteo sono apparentemente più neutrali e tecniche. Il movimento di estrema destra, Forza Nuova - dicono i questurini, evidentemente imbeccati dall'alto (o addirittura dall'Altissimo) - minaccia contestazioni al corteo dei gay. Se vogliamo ridurre al minimo tempi e percorso del corteo è solo per ragioni di ordine pubblico, per prevenire incidenti e tafferugli. Strana motivazione, per cui basta la minaccia di un gruppetto di facinorosi per vanificare un diritto costituzionale. Insieme con i tentativi clericali e paraclericali di impedire il corteo romano, cresce intorno ad esso la solidarietà. Il dirigente ternano di Rifondazione Comunista, che ha tenuto a sottolineare che al corteo avrebbe partecipato, ma da eterosessuale, è rimasto un'eccezione. Sebbene a qualche gruppo di gay e di lesbiche la cosa non fosse piaciuta, l'idea che la solidarietà con i tentativi di proibire o recintare il corteo, dovesse esprimersi con una dichiarazione di correità, con il motto "Siamo tutti gay", si è fatta strada. E' un bene che ciò accada perché in gioco non c'è soltanto il diritto, costituzionalmente garantito, di una minoranza a manifestare, c'è il fatto che la battaglia contro il risorgente moralismo, contro le ipocrisie, contro concezioni bigotte ed omologanti della sessualità, non è solo problema degli omo, ma anche degli etero e dei bi.

In Cronache giubilari, Giada, Perugia, 2001, da "micropolis", giugno 2000

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