Parigi Il 28 novembre
1899 moriva a Parigi, in un povero appartamentino, Virginia Oldoini,
contessa di Castiglione, celebre in Italia e in Francia per la sua
bellezza, che conobbe un' effimera gloria grazie a una breve
avventura con l' imperatore Napoleone III.
E' un anniversario che ha
suscitato varie iniziative. Anzitutto quella di ripristinare la tomba
dell'eroina, situata nel cimitero parigino del Père Lachaise
(iniziativa promossa dall'associazione del premio Grinzane Cavour).
Poi l'organizzazione della mostra di foto e di ritratti che ne
celebrano la bellezza, presentata fino al 23 gennaio al Museo
d'Orsay, mentre in Italia sono in corso di allestimento altre
manifestazioni che si svolgeranno in primavera al palazzo Cavour a
Torino e al castello di Costigliole di Asti, la residenza piemontese
della contessa. Nel corso di un colloquio all'Istituto italiano di
cultura di Parigi si è parlato di queste commemorazioni e si è
cercato di mettere a fuoco la fisionomia complessa dell'eroina. Chi
fu in realtà la Castiglione, questa donna piena di contraddizioni,
definita a Metternich come "la più bella del mondo", che,
grazie ai suoi amori con Napoleone III, esercitò temporaneamente
un'influenza sui rapporti franco-italiani e conobbe la ricchezza e la
gloria, prima di morire sola e derelitta?
Per lo scrittore Alain
Elkann, la contessa si identifica fin dalla più tenera età con "un
oggetto da vendere": vende se stessa, sperpera il proprio denaro
e quello del marito tradito, e alla fine sarà ridotta a vivere come
una poveraccia in due miserabili stanzette.
Alberto Arbasino -
riferendosi a un libro di Salvator Gotta che conobbe un gran successo
negli anni Quaranta - definisce la Castiglione come un'eroina da
feuilleton: un'eroina triste, che non sorride mai, sempre depressa.
Lo storico Alain Decaux,
che esordì precisamente con un libro sulla contessa (dopo aver
scoperto l'originale del suo diario intimo, di cui sente ancora il
profumo) si interessa soprattutto ai rapporti che la giovanissima
Virginie ebbe, dai diciassette ai vent'anni, con Napoleone III. E
insiste su un particolare: fu suo cugino, il conte di Cavour, a
incoraggiare questa relazione amorosa ai fini della propria politica
estera.
“la Repubblica”, 15
dicembre 1999
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