Il testo, privo di firma, è tratto da uno "speciale" del "manifesto" dedicato agli scacchi. L'autore potrebbe essere Marco D'Eramo, curatore dell'inserto.(S.L.L.)
Si potrebbe pensare che
gli scacchi siano uno dei giochi più stabili del mondo.
Ma già nel passaggio
dall'India alla Cina la scacchiera si modificò da 8x8 case a 9x9, e
dette luogo al gioco «dell'Elefante». Oggi gli scacchi cinesi
appaiono all'incirca così: due rettangoli, con 32 intersezioni
(8x4), sono divisi da un «fiume», una zona neutra che «separa la
terra dei Chu da quella degli Han» (due stati che lottavano per la
supremazia nel 206 a.C.). I pezzi, neri e rossi, sono posti
all'intersezione delle linee e sono: un generale, due consiglieri,
due elefanti, due cavalli, due carri, due cannoni e cinque soldati. E
Tamerlano si dedicò a complicare ulteriormente il gioco: ma questa
variante durò esattamente quanto il suo impero e il fulgore di
Samarcanda. Come novità piuttosto tarda si può citare l'«arrocco»,
in inglese il «castling», che fu introdotto solo nel '600.
Ma i due pezzi che hanno
subito le maggiori variazioni sono l'alfiere e la donna. Intanto
l'alfiere è attualmente l'unico pezzo che in occidente abbia nomi
diversi quasi in tutte le lingue. In origine era l'elefante, e
secondo alcuni, il suo nome era «el-fil» da cui appunto
deriverebbe il nostro al-fil, alfiere. Solo in russo, l'alfiere si
chiama «slon», «elefante» (mentre la torre si chiama
«ladya», «barca», e la regina ha mantenuto il nome
persiano, «ferz»). Ma perché lo stesso pezzo, l'alfiere, si
chiama in inglese il «bishop», il «vescovo», in francese
il «fou», il «buffone» o giullare del re, in tedesco «der
Laùfer», il «corridore»? Tanto più che, quando fu introdotto
in Europa, l'Alfiere non poteva, come oggi, spaziare per tutta la
lunghezza delle due diagonali che si dipartono dalla casa che occupa.
Poteva solo spostarsi, sempre in diagonale, ma di due case e basta.
Era quindi un pezzo territorialmente delimitato.
Ancora più intrigante è
il cambiamento subito dal pezzo più potente di tutta la scacchiera,
la donna. Non convincono molto le ragioni fìlologiche che fanno
passare dal «ferz» (visir) persiano alla «fercia» latina,
da questa alla «vierge» dei poeti medievali e ancora alla
«vierge» («la vergine») e da questa alla «regina». Ci
deve essere qualcosa di più profondo se nel frattempo questo pezzo
cambia non solo sesso, ma anche funzione nella scacchiera. All'inizio
è un pezzo debole, sostanzialmente debole quanto il pedone (il
soldato semplice, la truppa, è un pezzo che non ha mai cambiato
natura nella millenaria storia degli scacchi). Se il pedone può solo
avanzare di una casa, quello che oggi è la regina poteva muoversi in
avanti e indietro sì, ma solo di una casa e solo sulle diagonali.
Aveva quindi libertà di movimento persino minore di quella del re
che poteva muoversi anche sulle orizzontali e verticali (per quanto
sempre di una sola casa).
E' solo nel '400 che la
regina diventa un pezzo potentissimo. che può muoversi lungo tutte
le orizzontali e verticali, come la torre, ma anche lungo le
diagonali, come l'alfiere. Ci sarà chi vorrà attribuire alla regina
anche la possibilità di muoversi come un cavallo ma, non si sa
perché, quest'ulteriore potenziamento del pezzo non è mai stato
accettato.
Questa variazione di
nome, di sesso, di potenza, è per lo più considerata una curiosità.
La stessa letteratura psicoanalitica si appunta di solito sulla
figura del Re e non su quella della Regina: variazioni sulla
componente edipica e su quella omosessuale sono tracciate a partire
dalla debolezza funzionale del re. Ma perché la Donna, da maschio
sia diventato femmina, da debole potente, e tutto in Occidente, nello
scorcio di tempo che porta dal medioevo alla modernità, questa
domanda resta ancora interrogativa. In una lettera a Reuben Fine.
Ernst Jones (autore di uno studio psicanalitico, The problem of
Paul Morphy, 1930) scrive: «Penso tuttora che vi sia un mistero
attorno alla sostituzione del Gran Visir con la Regina: lei sembra
giudicare fondamentale quest'ultima. Dietro tutto questo c'è forse
una questione di figura materna e di pene paterno».
Per di più. gli scacchi
sono un gioco maschile, anche se a partire dalla fine '800 si sono
moltiplicate le giocatrici donne. Il primo torneo internazionale
femminile è del 1897. Poi sono apparsi i campionati del mondo e le
Olimpiadi femminili. Ogni tanto si parla di sorelle precoci e geniali
negli scacchi (qualche anno fa due piccole statunitensi, oggi due
ungheresi). Ma in Occidente la potenza della Donna sulla scacchiera
si contrappone a una diffidenza delle donne davanti alla scacchiera.
da Scacco matto, "la talpa giovedì - il manifesto", 13 dicembre 1990
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