Rosacatarre |
Una volta, in viaggio con
mio figlio Davide, in una pasticceria molisana (a Larino?), assaggiai le rosacatarre, un
dolce della famiglia delle frappe o
delle chiacchiere.
Credo che il nome oltre che alla rosa si colleghi alla chitarra.
Ricordo
perfettamente la forma e il fatto che mi piacquero molto. Mi sono
documentato in rete sugli ingredienti e sulla preparazione. Si tratta di strisce di una
sottile pasta (farina, vino, olio o strutto - il burro non mi pare
molto usato da quelle parti), piegate in forma di rosetta un po'
spampanata e fritte. Poi le si immerge croccanti nel miele caldo. Qualcuno diluisce il miele con un po' d'acqua per non esagerare in dolcezza, altri lo
sostituiscono con zucchero a velo.
Proverò
a farle quando sarò in Sicilia, senza seguire rigidamente nessuna
delle tre o quattro ricette che ho visto, peraltro lievemente diverse
l'una dall'altra. Secondo me vino e olio vanno messi nella stessa
quantità e non guastano un cucchiaio di zucchero (per tre etti di
farina), mezzo cucchiaino di bicarbonato e un pizzichino di sale.
L'impasto dev'essere compatto, perfino un po' duro, prima di essere
steso con il mattarello.
Delle
rosacatarre ho trovato anche la bella foto che ho postato qui sopra.
Un'italo-americana, Mary Melfi, l'ha scattata nel corso un viaggio delle
radici, a casa d'una zia Rosina nel paese di Casacalenda.
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