Quando – son passati ormai vent'anni
-
decisi di far base al mio paese
per assistere il babbo smemorato
ravvivando coi miei dei suoi ricordi
i pochi ravvivabili,
alcuni dei più antichi,
io feci trasportare in un pancale
un migliaio di libri, gli assi e i
giunti
per montare una nera libreria
nella mia camera, una matrimoniale
con il mobilio dei nonni miei materni,
Vittorio e Carmelina.
Tra nuovi acquisti e altri
trasferimenti
dalla piccola casa perugina,
sempre soggetta agli straripamenti
librari, i tomi sono diventati
- adesso faccio compagnia alla mamma -
almeno mille e cinquecento, senza
contare quelli che c'erano già.
Più di un migliaio ora ne ho
concentrato
nella nera spartana libreria
che mi vendette, prima
di dedicarsi in esclusiva ai vini,
un Adanti a Bevagna
e non c'è bisogno di spaccare
in quattro ogni capello per concludere
che son troppe le assenze.
Io stesso che ho curato
la selezione, a volte sento che
manca l'essenzïale.
E tuttavia subito te ne accorgi,
senza passare alle seconde file:
c'è materia per riempire una vita,
forse due, forse più, con la lettura.
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