Alain Cohn, Università del Michigan, Chicago |
Uno dei motivi per cui
frasi fatte e proverbi andrebbero evitati in un testo di qualità è
che, oltre a denotare pigrizia intellettuale e scarsa facondia,
esprimono spesso autentiche boiate. Prendete per esempio l’occasione
fa l’uomo ladro, manifesto del cinismo italico e della
rassegnazione al pessimismo e alla diffidenza. Per fortuna c’è la
scienza, quel mix portentoso di pazienza, esperienza e competenza che
porta a rovesciare i cliché più radicati. Anche nella scienza
stessa, a seconda dei diversi approcci. Quello razionalista, per
esempio, sposa di fatto la presunta saggezza popolare nel ritenere
che interessi materiali e calcoli personali prevalgano
necessariamente su considerazioni di natura collettiva. L’approccio
comportamentista, invece, rifugge dalle teorie prefabbricate e valuta
la condotta individuale come unica unità di analisi accettabile.
È comportamentista, non
a caso, l’artefice di un clamoroso studio pubblicato da “Science”
e ripreso dalla Bbc, l’economista Alain Cohn dell’Università del
Michigan. Lui e il suo staff hanno condotto per tre anni — dal 2013
al 2016 — uno studio gigantesco, che ha coinvolto 355 città di 40
Paesi e, soprattutto, 17 mila portafogli. I partecipanti alla ricerca
li smarrivano apposta, lasciandovi all’interno i bigliettini dei
presunti proprietari, partecipanti a loro volta. Ebbene: in 38 Paesi
su 40 — cioè tutti tranne Perù e Messico — la probabilità che
i portafogli venissero restituiti si è rivelata maggiore quando
contenevano denaro. Non solo: più soldi c’erano, più aumentava il
tasso di restituzione. L’onestà e l’altruismo sono le ragioni
primarie: anche portafogli contenenti chiavi, per esempio, venivano
restituiti spesso. Ma la spiegazione psicologica più profonda la dà
Lukas Zünd, economista dell’università di Zurigo e co-autore
dello studio: «È facile non sentirsi disonesti quando ci si tiene
un portafogli senza soldi perché non si guadagna niente. Ma diventa
più difficile se si tratta di soldi». Il costo psicologico del
sentirsi ladri, insomma, è spesso più forte del vantaggio
materiale. Lo aveva già scritto un altro economista
comportamentista, Dan Ariely, nel libro The (Honest) Truth About
Dishonesty: «Noi esseri umani siamo pronti a rubare qualcosa che
non abbia un esplicito valore monetario. Ma ci tratteniamo dal rubare
direttamente soldi in una misura che renderebbe orgoglioso il più
pio insegnante di catechismo».
Rassegna Stampa del Corriere della sera, 26
luglio 2019
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