Luigi Tenco con Dalida |
Dalida entra nella stanza
219 nella dépendance dell’Hotel Savoy di Sanremo in piena notte.
Trova il cadavere di Luigi Tenco con il cranio attraversato da un
proiettile, da tempia a tempia. Qualche ora prima, al salone delle
feste del casinò, Tenco ha cantato una versione lenta, quasi fuori
tempo, di Ciao amore ciao, il brano che ha portato al 17°
Festival della canzone italiana, proprio in coppia con Dalida. È
apparso stravolto, come assente, e alterato da qualche sostanza.
“Questa è l’ultima volta,” ha detto a Mike Bongiorno che lo ha
presentato sul palco.
Nemmeno l’esibizione di
Dalida, con un arrangiamento più ritmato, è riuscita a fare
arrivare la canzone in finale. Ciao amore ciao si piazza solo
dodicesima su 16 brani in gara, viene eliminata e la commissione
speciale che avrebbe potuto ripescarla le preferisce La
rivoluzione di Gianni Pettenati e Gene Pitney. Dopo il verdetto
Tenco si sfoga con rabbia, si addormenta dietro le quinte su un
tavolo da biliardo, parla in macchina con Dalida, diserta la cena
organizzata dalla casa discografica al ristorante Il Nostromo e torna
solo in albergo.
Nessuno dirà di aver
sentito lo sparo, né Lucio Dalla, né Tony del Monaco, né altri
vicini di stanza. Accanto al suo corpo viene ritrovato un biglietto
scarabocchiato di suo pugno: “Io ho voluto bene al pubblico
italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio
questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto
di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in
finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero
che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi".
Tenco avrebbe compiuto 29
anni il 21 marzo. Era l’autore di brani come Mi sono innamorato
di te (perché non avevo niente da lare), Un giorno dopo
l’altro e Lontano, lontano che hanno contribuito all
immagine di uomo irrequieto, un po’ esistenzialista e misterioso.
Aveva scoperto da adulto
che quello che credeva suo padre non era suo padre. Si era dedicato
alla musica tra Milano e Genova nel mezzo di una vita sentimentale
ricca e tormentata, con Dalida e altre. Era un uomo impegnato,
iscritto al Partito socialista prima, simpatizzante comunista poi.
Amava il gioco d’azzardo e le armi, possedeva un fucile e tre
pistole. Una, la Walter Ppk che portava con sé per difesa personale,
è stata ritrovata nella camera dell Hotel Savoy.
Ma le indagini sulla
scena del delitto partono tardi e male. Il commissario capo di
Sanremo, Arrigo Molinari (tessera P2 numero 767, si scoprirà), fa
rimuovere frettolosamente il cadavere che viene trasportato
all’obitorio del cimitero. Solo dopo il corpo verrà riposizionato
nella stanza d'albergo per i rilievi, in una scena ormai contaminata
senza rimedio. Il referto di polizia parla di evidente suicidio.
L’autopsia, a quanto pare, non serve.
Sul Festival cala una
cappa di incredulità e sgomento ma non dura molto. Scrive Natalia
Aspesi, inviata de “Il Giorno”:
Nessuno
o meglio quasi nessuno del baraccone, si è lasciato coinvolgere al
di la della faccia di circostanza, nel tremito di un solo momento di
autocritiche e verità. [...] In questi giorni nessuno gli aveva
dimostrato particolare affetto: era un ragazzo scontroso, antipatico
a molti, cosi tanti lo evitavano, i colleghi si sentivano a disagio
con lui. Dopo tutti hanno pianto, si sono disperati, hanno gridato al
suo valore, alla sua intelligenza, alla sua incomunicabilità, hanno
parlato del loro affetto per lui. Ma l’autentico sgomento, che
anche solo per poco ha soffocato tutti, era più che per la sua fine,
per il riflesso del suo gesto: in questo gesto ognuno si è
specchiato e ha avuto paura per sé. [...] Nel pomeriggio mentre le
spoglie di Luigi Tenco viaggiano verso Recco, il parrucchiere Cele
Vergottini lavora senza tregua: stira i capelli a Dionne Warwick,
pettina la povera Caterina Caselli, dà un colpo di spazzola a un
numero imprecisato di signore. Il capellone Antoine prosegue le prove
e anche i Los Drasus con la loro divisa d’oro riprovano il pezzo.
Senza rendersene conto la gente canticchia, lascia che il corpo si
muova a tempo di shake. Le canzoni moderne sono davvero
irresistibili.
Il carrozzone del
Festival quindi non si ferma, la Rai sceglie l'understatement.
Sanremo 1967. La proclamazione dei vincitori |
Mike
Bongiorno sale sul palco e guarda in camera; “Signore e signori
buonasera, diamo inizio alla seconda serata con una nota di mestizia
per il triste evento che ha colpito un valoroso rappresentante del
mondo della canzone. Anche questa sera per presentare le canzoni è
con me Renata Mauro. Allora, Renata, chi è il primo cantante di
questa serata?”.
La terza serata culmina
con la proclamazione dei vincitori. Sono Claudio Villa e Iva Zanicchi
con Non pensare a me.
Patria 1967 – 1977,
Feltrinelli 2017
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