Se si guardano le cose
con un minimo di distacco si capisce che nella "piattaforma
Rousseau" si sta consumando un piccolo dramma. Questa
"democrazia telematica protetta" e sottoposta a un
controllo privato è per molti aspetti una finzione o una burletta,
ma ciò non toglie che la scelta che oggi si propone agli iscritti al
movimento 5 Stelle, sia tutt'altro che facile e scontata.
Quel movimento aveva
avuto un suo primo sviluppo combattendo l'intera classe politica,
giudicata ingorda e incapace, ma avendo come bersaglio principale il
governo dello "psiconano" (così diceva Grillo, al tempo
faro dei 5 Stelle, parlando di Berlusconi).
Ma la crescita più
impetuosa l'ha avuta dopo, in opposizione al governo Monti
soprattutto, voluto da Napolitano e sostenuto in primo luogo dal Pd,
e poi ai governi a guida piddina (Letta, Renzi e Gentiloni). In
quella fase, con il tipico metodo grillino, di rado hanno usato
contro il Pd, diventato il principale bersaglio, il raziocinio o
l'opposizione argomentata, ma son ricorsi soprattutto al "vaffa",
dando spazio a tutte le accuse, anche le più strampalate, a tutti i
sospetti, a tutte le pulsioni aggressive e forcaiole. L'incontro con
la Lega, con cui le differenze programmatiche erano molto grandi,
avveniva proprio sulla base degli odi comuni.
Oggi gli attivisti del
movimento sono chiamati a pronunciare un sì o un no sulla
costituzione di un governo di coalizione proprio con il Pd. Per i 5
Stelle questa partecipazione al governo con un parlamento ancora
pieno di loro deputati e senatori mentre in ogni consultazione
elettorale si registra una forte caduta di consenso, non rappresenta
solo una prova d'appello con un alleato meno prepotente, dopo
un'esperienza di governo molto inferiore alle attese, ma forse
l'ultima occasione per mantenere una qualche consistenza elettorale e
l'ultima speranza di realizzare qualche proposta caratterizzante. Ma
non può stupire il voto contrario di pentastellati consapevolmente
destrorsi e oggi tifosi di Salvini e la reazione di pancia e poco
ragionevole di una parte di quella base attiva che viene solo ora
inopinatamente chiamata a consulto, probabilmente per volontà di
dirigenti ostili all'accordo, animati da una volontà di
autodissoluzione. Se fossi un complottista penserei che si tratta di
quinte colonne del salvinismo. Ma forse è solo una reazione alla
“Muoia Sansone” di opportunisti frustrati dalle contese interne.
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