31.12.11

Gli aironi (e il lago Titicaca). Un racconto di Eduardo Galeano.

- Il lago Titicaca lo conosce?
- Sì, lo conosco.
- Prima, il lago Titicaca era qui.
- Dove?
- Proprio qui.
Eravamo nel deserto del Tarugal, un paesaggio di pietrisco calcinato che si estendeva da un orizzonte all’altro, attraversato molto di rado da una lucertolina; ma io non ero nessuno per contraddire uno del posto.
Mi punse la curiosità scientifica. L’uomo fu così gentile da spiegarmi come mai il lago si fosse spostato tanto lontano.
- Quando accadde non lo so, io non ero nato. Se lo portarono via gli aironi.
In un lungo e rigido inverno il lago si era congelato, era diventato di ghiaccio di colpo, senza preavviso, e gli aironi erano rimasti intrappolati con le zampe.
Dopo molti giorni e molte notti, a via di battere le ali con tutte le loro forze, gli aironi prigionieri erano riusciti, finalmente, ad alzarsi in volo, ma col lago e tutto il resto. Si portarono dietro il lago gelato e con lui vagarono per i cieli. Quando il lago si sciolse, cadde e rimase dov’è adesso.
Io guardavo le nuvole. Non dovevo avere la faccia convinta, perché l’uomo mi disse con un certi fastidio:
- Se ci sono i dischi volanti, mi dica lei, perché mai non avrebbero dovuto esserci laghi volanti, eh?
Mi diede le spalle e se ne andò.

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