Giacinto Pannella, il vecchio leone radicale che si fa chiamare Marco, ad argomentare la sua richiesta di una seria ed ampia amnistia porta non solo la tremenda (ed illegale) situazione in cui vivono detenuti e personale carcerario, ma anche la necessità di ridurre considerevolmente l’arretrato degli uffici giudiziari e consentire l’avvio di una riforma autentica che possa garantire a tutti una “giustizia giusta” anche nei tempi.
Tra i più aberranti paradossi della situazione attuale il presidente del Senato Radicale Transnazionale indica la verità di una surrettizia ed amplissima “amnistia classista” che viene concessa a chi ha denari ed avvocati in grado di usare le disfunzioni del sistema giudiziario per ottenere la prescrizione dei reati, indipendentemente dall’allarme sociale. A tutto ciò ho pensato alla notizia delle prescrizioni per i reati commessi nel traffico di rifiuti a “Le Crete” di Orvieto. Riprendo qui sul tema una riflessione di Valentino Filippetti, assolutamente condivisibile. (S.L.L.)
IL SILENZIO E’ D’ORO…MA A VOLTE PUZZA
Ci sono dei silenzi che a volte valgono più delle parole. Quello che c’è stato dopo la prescrizione di tutti i reati contestati agli 11 imputati accusati di reati d’abuso d'ufficio, falso materiale in atto pubblico, falso ideologico in atto pubblico, traffico di rifiuti e reati ambientali è di quelli fragorosi. Il lungo processo sulla vicenda "Le Crete", iniziato nel 2004, riguardava un presunto traffico di rifiuti provenente da fuori regione ed in particolare dalla Campania. Eppure i reati erano gravi, le persone coinvolte ricoprivano incarichi a livello nazionale, regionale e locale, ma non se n’è parlato, tranne qualche riga sui giornali e qualche battuta sui siti web.
Invece bisognerebbe parlarne, mettere la spazzatura sotto il tappeto non serve a niente.
Nei prossimo giorni il nostro paese sarà sconvolto da una manovra che ne ridisegnerà il volto sociale, i rapporti tra le classi sociali. L’operazione potrà riuscire solo se si farà un’operazione verità che spieghi il perché si è arrivati al disastro attuale.
La vicenda del mancato processo per i rifiuti alle Ccrete contiene molte delle questioni irrisolte del nostro paese.
Innanzi tutto la giustizia che non funziona. Mi fermo qui perché si potrebbe scrivere un’enciclopedia su come si è operato scientificamente perché si arrivasse al collasso: riforme non fatte, mancanza di risorse, carenze d’organico ecc. ecc….
Altro aspetto grave è l’aver trasformato un servizio in speculazione selvaggia. Questo si è fatto con i rifiuti sia nella versione più barbara ( che ha visto sotterrare enormi quantità di rifiuti tossici nelle campagne del sud ) sia in quella più “illuminata” delle discariche.
Eppure è chiaro da 30 anni che la strada da perseguire era un’altra, quella del riciclo.
Ma la questione più seria è rappresentata dalla cultura veicolata in questi ultimi 20 anni anche ad Orvieto che giustificava queste politiche suicide con le contropartite che ne avrebbe ricevuto la popolazione. Il teatro in cambio della mondezza scriveva il sindaco dell’epoca dalle colonne del Messaggero. In realtà è stato stravolto il bilancio comunale portandolo verso un baratro che si è aperto non appena l’inchiesta sulla discarica ha bloccato i trasferimenti.
Tutto questo senza sapere perché tutto questo è iniziato, cosa c’era dietro l’enorme flusso di rifiuti che arrivavano ad Orvieto e soprattutto cosa c’era dentro. Lo stop al terzo calanco ha segnato un’inversione di tendenza fondamentale ma la collettività ha subito un danno enorme.
L’altro sera in una bella riunione promossa sulle vicissitudini urbanistiche d’Orvieto Gianni Cardinali sosteneva che accanto alle indiscusse responsabilità politiche c’erano anche quelle di una borghesia che non aveva fatto niente per impedire gli obbrobri. Appunto il silenzio di chi crede che ci debba pensare sempre qualcun altro.
Valentino Filippetti (da fb)
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