Quello che segue è un mio corsivo a commento di due “eventi” a base di mostre, dibattiti e spettacoli. Tema gli Angeli a Perugia e i Maghi a Orvieto. Era d’aprile e correva l’anno giubilare 2000. (S.L.L.)
Un esemplare di Middle Art africana. Dalla mostra "Il ritorno dei maghi" - Orvieto 200 |
Eventualmente
Non amiamo gli "eventi"; ci ha stufati l'abuso della parola e, ancor più, della cosa. Molto spesso essi sono "dietetici". Come i cibi che si ingurgitano solo per riempire lo stomaco e placare la fame, non lasciano niente di assimilabile, transitano e vengono espulsi. Poiché non ci piace lo spreco, continuiamo a preferire i progetti di lunga o media durata, le "politiche culturali". Non esiteremmo a criticarle - è il nostro vizio, forse la nostra funzione - ma almeno avremmo un termine chiaro di confronto. L'evento invece cerca sovente il successo immediato attraverso una facile spettacolarità e rincorrendo le mode.
Chiamano New Age una subcultura, che, cogliendo anche l'occasione del Giubileo cattolico, va raccattando ogni possibile superstizione per produrre e commerciare un sincretismo acritico che coniuga spiritualismo, consumismo, millenarismo ed ecologismo di maniera. La propaganda
tra gli altri un tal La Porta, un santone che ogni notte, dalla TV di stato, mescola ermetici e sciamani, Buddha, Cristo e Plotino, dando credito alla reincarnazione e ad altri miracoli. I due eventi umbri di cui “micropolis” si occupa in questa sezione del giornale, proclamano, a Perugia, il risveglio degli angeli e, ad Orvieto, il ritorno dei maghi, dando spago a questa moda perniciosa. Pare che la prima ideazione dell'evento perugino risalga a dieci anni fa, ma l'amministrazione comunale lo ha programmato per il 2000, anno simbolico, giubilare, sperando di incoraggiare il turismo spirituale (o spiritico). Un sondaggio sulla fede negli angeli custodi ha fatto da battage pubblicitario alle iniziative programmate, mostre, tavole rotonde, giochi per ragazzi, proiezioni e recite, che veicolano ambigui messaggi. Danno l'impressione di una campagna pubblicitaria per diffondere la credenza e stimolare la compravendita degli spiriti salvifici. Gli articoli documentano la curiosa commistione tra angeli e brioches nella mostra della Rocca Paolina. Un caso clamoroso di "feticismo delle merci"? Il bisogno di sponsorizzazioni commerciali non giustifica l'invadenza dei prodotti da forno che, esposti in teche trasparenti, si confondono con le opere. Sorge il sospetto che
non sia stata una pretesa dei finanziatori, ma che a qualcuno degli organizzatori sia sembrata una
grande idea artistica, una contaminazione degna del migliore postmoderno.
Per fortuna la mostra orvietana di ammiccante ha solo il titolo scelto nella speranza di qualche visitatore in più. La mostra è invece seria e priva di suggestioni magiche. Il convegno che vi è collegato alla mostra ha giustamente sacrificato le esigenze spettacolari a quelle scientifiche.
Il pastiche postmodernista – in realtà - tende ad abolire il conflitto e la storia, usando al massimo grado le tecniche dello spettacolo mediatico e della persuasione pubblicitaria, ma Romano Luperini, che lo ha studiato, ritiene che per combatterlo efficacemente non bisogna aver paura delle stesse tecniche e utilizzarle senza aristocratici pregiudizi. Forse ad Orvieto la scelta di un titolo magico e mitico per un'operazione conoscitiva e divulgativa seria corrisponde a questa indicazione. Entro questi limiti, eventualmente, si può dare per buona.
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