Giulio Nascimbeni |
Ero nel paese veneto dove sono nato. Sopra i tedeschi in fuga, il cielo aveva portato quelle che noi chiamiamo “le burrasche delle rondini”, cioè quei cieli pieni di vento, di brevi piogge e di sole che, appunto, annunziano il ritorno delle rondini.
Il mio paese è a pochi chilometri dal Po. Dall’alto del campanile , con l’aiuto di un vecchio cannocchiale, io e alcuni amici spiavamo ogni possibile segnale sulle strade provenienti da Po. La battaglia doveva essere finita, non si sentivano più i sibili e i rombi delle cannonate. Finalmente da una strada si alzò una nuvola di polvere, il cannocchiale inquadrò la sagoma d’un carro armato solitario e di un “side-car” che lo precedeva. Gridammo: “Gli americani!”.
Fu facile individuare la fattoria e il grande cortile verso cui puntavano quei mezzi. Ci mettemmo a correre con tutto il fiato miracoloso dei vent’anni, saltammo sulle biciclette, caricammo sulla canna il massimo antifascista del paese che da mesi s’era preparato a pronunciare l’unica frase d’inglese che conosceva: “I’m very happy”.
Arrivammo nel cortile. Gli americani stavano seduti sull’aia. Non ci furono abbracci, né evviva, nemmeno l’attimo per dire “I’m very happy”. Forse la padrona di casa, una contadina robusta come un albero, aveva visto qualche film di prima della guerra, qualche storia di famiglie americane. Uscì dalla cucina con un enorme tegame pieno di venti, trenta uova all’occhio di bue, che ancora friggevano. I soldati applaudirono. Quel giorno ho provato il piacere di essere italiano.
Nota
Giulio Nascimbeni (1924-2008) nacque e morì a Sanguinetto in provincia di Verona. Giornalista e scrittore, fu autore della biografia "autorizzata" di Eugenio Montale e a lungo diresse la Terza pagina del "Corriere della Sera". Il brano qui postato è tratto dall'articolo Quel giorno del '45, in "Nuovi Argomenti", Terza Serie, N.4 Ottobre-Dicembre 1982. (S.L.L.)
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