Kurt Vonnegut jr è un
grande narratore di fantascienza americano. Per più d'uno (e mi
onoro di essere del numero insieme con Graham Greene e Goffredo Fofi)
è un grande narratore senza etichette limitative che usa la
fantascienza come chiave interpretativa della storia passata,
presente, e, ahimè, futura. Kurt Vonnegut jr, comunque, è nato in
America, per l'esattezza a Indianapolis, nel 1922 (non nel 1923, come
tendono ad accreditare gli ultimi risvolti Rizzoli). Ha, dunque,
cinquantotto anni, s'inoltra nei cinquantanove, va verso i sessanta,
ma continua a essere autor giovane, in modo analogo a Elio Vittorini,
autor giovane sino all'ultimo. Ed è prediletto dai giovani, almeno
dai giovani americani. In Italia, per quanto da vari editori siano
stati presentati tempestivamente i suoi libri migliori, non ha ancora
avuto la fortuna che merita. Peggio per i lettori italiani, che poi
stanno sempre a lamentarsi della mancanza di buone letture. Speriamo
che l'incontro con Un pezzo da galera serva ai lettori
italiani per cominciare a nutrire curiosità per Kurt Vonnegut jr.
Intanto, lui ha appena pubblicato un nuovo libro, Palm Sunday
(Delacorte, pagine 330, dollari 13,95). Sarebbe Domenica delle
Palme, e non è un romanzo, è un'autobiografia.
È un'autobiografia sui
generis, naturalmente. L'attacco ha la consueta grinta vonnegutiana:
«Questo è un grandissimo libro, scritto da un genio americano. Ho
lavorato sei anni a questo capolavoro...». Figlio e nipote di
architetti, che poi erano anche pittori (Kurt Vonnegut sr era
appunto il padre), Kurt
Vonnegut jr era stato destinato alla carriera scientifica, ma non ce
l'ha fatta, in compenso ha per fratello un noto fisico che ha
scoperto, tra le altre cose, che lo ioduro d'argento a volte può far
piovere o nevicare. Americano da tre generazioni, ma tedesco
d'origine, soldato di fanteria americano fatto prigioniero dai
tedeschi durante l'ultima guerra mondiale, è stato costretto ad
assistere all'infame bombardamento alleato di Dresda, un orrore
superiore a quello atomico di Hiroshima che lo ha marchiato e gli ha
ispirato il suo effettivo, sofferto, strampalato capolavoro,
Mattatoio-5. Il suo primo romanzo è del 1953, Player Piano
(l'ultima edizione italiana s'intitola Distruggete le macchine,
ma precedentemente ne era uscita una all'insegna di La società
della camicia stregata), ed è stato in un certo senso originato
dalla sgradevole esperienza di Kurt Vonnegut jr dal 1950 al 1953
nell'ufficio pubblicità del Laboratorio di ricerche della General
Electric. Una crociata contro le macchine. Successivamente Kurt
Vonnegut jr ha scritto altri romanzeschi inviti a crociate di tutti i
generi: The Sirens of Titan (edizione italiana: Le sirene
di Titano), Cat's Cradle (Ghiaccio 9),
Slaughterhouse-Five (Mattatoio-5), God Blessed You,
Mr. Rosewater (Dio la benedica, signor Rosewater),
Breakfast of Champions (La colazione dei campioni) e
appunto Jailbird (Un pezzo da galera). Attualmente sta
scrivendo un altro romanzo, Dead-Eye Dick. Di se stesso ha
detto nel risvolto per l'edizione italiana di Breakfast of
Champions: «Su questo "pianeta morente" tutto si è
ridotto a una sola contraddizione: che viviamo, tutti quanti,
morendo. Idea che ci tormenta in massa e che il Vostro Vonnegut, vero
jazzista, usa come tema per i suoi pulsanti assolo...».
L'Europeo, 5 marzo 1981
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