Ettore Puricelli |
Lo
chiamavano «testina d'oro», il soprannome se lo guadagnò
prestissimo, appena arrivato in Italia: sapeva colpire benissimo di
testa Ettore Puricelli, morto stanotte all'età di 85 anni al
Policlinico Umberto I di Roma. Nato a Montevideo, figlio di italiani
d'Uruguay, si chiamava Hector Sena prima del viaggio che gli cambiò
la vita, trasformandolo in un giocatore amato al Bologna e al Milan.
A Bologna arrivò prima della guerra, nel dicembre '37: aveva
ventidue anni. Il pubblico e i compagni di squadra non dovettero
aspettare molto per capire il suo colpo pregiato. Di testa, su calcio
d'angolo e su punizione, sui cross delle ali Biavati e Reguzzoni.
Per i difensori era un flagello, per marcarlo spesso si faceva
barriera davanti alle sue avanzate. Giocava con i calzettoni
arrotolati, i piedi, secondo le cronache dell'epoca, non erano
raffinatissimi. Lo scudetto arrivò presto, nel '39: Puricelli segnò
19 gol, poi 14 nel campionato del '40, e 22 nel '41 (ancora
scudetto), 14, 10, 8. Nel 1945 passò al Milan in uno scambio con
Gino Cappello. In rossonero giocò quattro campionati, mettendo a
segno 53 reti che ne fanno il dodicesimo marcatore milanista di tutti
i tempi. Dopo una parentesi al Legnano decise di fare l'allenatore,
partendo proprio dalle giovanili del Milan nel '53. Ma l'improvvisa
separazione dal tecnico Bela Guttmann lo portò sulla panchina dei
futuri campioni d'Italia del '55: Liedholm, Maldini, Nordahl,
Schiaffino, portato in Italia per 50 milioni grazie alle sue
conoscenze in Uruguay. Continuò a fare il tecnico fino agli anni
Ottanta, l'ultima sua esperienza fu sulla panchina del Foggia in
serie A.
“la
Repubblica”,15 maggio 2001
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