Noi
non sappiamo quale sortiremo
domani,
oscuro o lieto;
forse
il nostro cammino
a
non tòcche radure ci addurrà
dove
mormori eterna l’acqua di giovinezza;
o
sarà forse un discendere
fino
al vallo estremo,
nel
buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora
terre straniere
forse
ci accoglieranno; smarriremo
la
memoria del sole, dalla mente
ci
cadrà il tintinnare delle rime.
Oh
la favola onde s’esprime
la
nostra vita, repente
si
cangerà nella cupa storia che non si racconta!
Pur
di una cosa ci affidi,
padre,
e questa è: che un poco del tuo dono
sia
passato per sempre nelle sillabe
che
rechiamo con noi, api ronzanti.
Lontani
andremo e serberemo un’eco
della
tua voce, come si ricorda
del
sole l’erba grigia
nelle
corti scurite, tra le case.
E
un giorno queste parole senza rumore
che
teco educammo nutrite
di
stanchezze e di silenzi,
parranno
a un fraterno cuore
sapide di sale greco.
sapide di sale greco.
da Ossi di seppia
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