7.10.09

Sentenza Mondadori. Un incredibile e convincente Mughini



Riporto qui un ampio stralcio da una lettera-articolo di Giampiero Mughini pubblicata oggi su “Libero” alle pagine 1 e 2. Non mi è capitato di leggere o sentire altrove o da altri argomentazioni così chiare e convincenti.

Certo, Mughini è quello che è: fan di Craxi, amico di Cicchitto, finto terzista, uomo-spettacolo delle tv di Berlusconi etc. etc..

E’ animato dalla sindrome del traditore. I suoi lontani trascorsi sono di sinistra estrema: era, a Catania, editore-direttore-factotum di “Giovane critica”, una delle più belle riviste dell’epoca e dell’area, che i fan chiamavano i “Quaderni piacentini” del Sud, i detrattori “il Giornalino di Giampiero”. Ma, avendo questo scheletro nell’armadio, ne ha sparate di tutti i colori contro ogni sinistra e ogni possibile sinistra.

Da ultimo fa in Tv lo juventino di professione, il che, ai miei occhi, è colpa grave quasi quanto le altre.

Ma questo articolo deve essergli costato e probabilmente forse gli costerà anche di più: difficilmente troverà in Rai o in Mediaset qualcuno che, scaduto l’attuale contratto, gli paghi profumatamente le sue cazzate paracalcistiche. Una ragione di più per leggerlo e farlo girare. (S.L.L.)




Riflessioni di un babbeo


“Cari amici di Libero, siete sempre talmente gentili a farmi scrivere su questo vostro giornale ogni volta le due o tre cosucce che penso su questo e su quell’altro argomento. Solo che in questi ultimi giorni (e settimane) la vostra grazia liberale non attenua la mia paura a mettere becco nelle faccende dell’oggi. Tale è l’entità della terza guerra mondiale (di carta) in corso sui giornali italiani, che a mettermi al computer ho l’impressione di dover indossare un elmetto, un giubotto paraproiettili, e avere a disposizione una pillola da ingoiare nel caso che mi facessero prigioniero. Detto altrimenti, siamo a un punto in cui le opinioni che hanno maggior corso quelle sostenute a voce alta e roca, e che se raccomandi – come sono solito fare – equilibrio e moderazione nel linguaggio e nell’argomentare ci fai la figura di un babbeo.


Per l’appunto, ecco che sto per fare la figura di un babbeo. Perché non ho da lanciare cannonate né contro Berlusconi né in smaniante difesa di Berlusconi. Ho semplicemente intenzione di stare ai fatti. Ci sono arrivato lemme lemme, ma l’argomento del giorno è quello. I 750 milioni di sanzione appioppata da un tribunale alla Fininvest perché ritenuta responsabile di un’azione corruttiva nei confronti del giudice che doveva giudicare se la proprietà della Mondadori spettasse all’azienda capeggiata da Silvio Berlusconi o non invece al gruppo editoriale che ha alla sua guida Carlo Benedetti. Quel giudice di vent’anni fa decise a favore di Berlusconi. A vent’anni di distanza un altro giudice reputa che quella decisione fu corrotta da fior di bigliettoni di cui è documentato che uscissero dai conti correnti della Fininvest, transitassero da un conto corrente nella disponibilità di Cesare Previti per poi finire nella disponibilità di un giudice accusato di essersi fatto corrompere. Questo è il fatto. E contro questo fatto io trovo non deboli ma debolissimi gli argomenti di quei sodali politici di Berlusconi che accusano il magistrato milanese di voler rovesciare il risultato del voto dell’aprile 2008, insomma di voler interrompere e falsare i meccanismi della democrazia di massa.


Non c’entra niente. E’ come se tutto fosse “politica” e si potesse ricondurre brutalmente alla politica. Il voto e i suoi risultati sono una cosa. Il funzionamento della giustizia, i suoi tempi e i suoi criteri sono un’altra. E a meno di non credere che noi viviamo in un paese né più né meno come l’Iran dove i giudici sono fantocci del potere politico totale. In Italia non c’è una mano dell’una parte o dell’altra parte che stringa al collo la magistratura e lo dimostrano le sentenze così tante volte favorevoli a Berlusconi. Questa volta no, e da questa sentenza non si può scappare con delle piroette. […]


Credo che ci siano i termini per modificare la sentenza nei suoi dati quantitativi [….] Gli stessi avvocati della Cir hanno l’aria di voler essere realisti. Resta il fatto e la verità cui quella sentenza allude. Una verità che è sconvolgente e che è tutt’altra cosa dall’essere andato alla festa di compleanno di una sciacquetta napoletana.


Quella sentenza allude a una macchia di sangue nella storia politica ed editoriale del nostro Paese […]”.

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