Il “Corriere dell’Umbria” di oggi dà notizia di un rapinatore solitario che, a volto scoperto e senza mezzi motorizzati a disposizione, ha messo a segno, di prima mattina, un colpo in una banca marchigiana in via Campo di Marte a Perugia. Un giubbetto celava in parte una mano, ma - assicura il cassiere - l’uomo non impugnava armi di alcun tipo. Il malvivente si è poi allontanato a piedi verso la vicina stazione ferroviaria con una refurtiva di circa 3mila euro.
Mentre partono le indagini e si avviano controlli e posti di blocco, le illazioni e i dilemmi si moltiplicano. Balordo o drogato? Perché copriva la mano e non il viso? Nascondeva qualcosa nel pugno o celava una caratteristica fisica? Della mano o del braccio? L’uomo ha pronunciato alcune frasi, ma nessuno ha notato nella cadenza inflessioni particolari, né locali né forestiere. Si dà comunque per certo che avesse tra i 55 e i 60 anni.
Da sostenitore della legalità democratica mi auguro che lo prendano (anzi che, mentre scrivo, lo abbiano già preso), che recuperino la refurtiva e lo assicurino alla giustizia. E, nondimeno, questo rapinatore di banche, visibilmente disarmato ed anzianotto, che per gli spostamenti usa i piedi ed i mezzi pubblici, non riesce ad essermi antipatico.
Un maestro di rivoluzione (Lenin, se non mi sbaglio) sosteneva che, per impadronirsi del denaro altrui, c’è un mezzo più facile che rapinare una banca e cioè fondarla. O anche dirigerla - aggiungerei io. Il primo banchiere a venirmi in mente è quel Fiorani che dirigeva l’orchestra dei “furbetti” del quartierino e che, secondo i pm, tra le altre magagne, passava mazzette a quel Brancher che, per scansare il processo, è stato fatto ministro (“è un padre di famiglia” - ha commentato con cinismo mafioso l’orribile Bossi). Quello almeno è andato sotto processo. Ma ce ne sono tanti altri, di banchieri, liberi da simili sgradevoli incombenze. Quel Geronzi e quel Profumo le cui banche rifilavano agl’ignari risparmiatori le porcherie dei fratelli americani e per queste nobili imprese si attribuivano appannaggi annuali di alcuni milioni. Quelli che riciclavano (e riciclano) i denari di mafia e ‘ndrangheta. Quelli che turlupinavano i clienti con i bond argentini o le azioni di Tanzi. Non so davvero dire chi abbia più gravemente violato la legalità democratica, se costoro o il solitario rapinatore di via Campo di Marte. Io vorrei che anche questi assicurassero alla giustizia, ma so di essere un sognatore.
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