1.2.13

Orwell (di Maurizio Flores d'Arcais)

Il “manifesto” del 10 luglio 1988 rievocava, con articoli di Gianni Riotta e Severino Cesari, la figura di Maurizio Flores d’Arcais, morto giovane e suicida 10 anni prima (12 luglio 1978), un “giovane maestro”, redattore delle pagine culturali del “quotidiano comunista”. Alle testimonianze dei suoi antichi compagni di lavoro il giornale fa seguire tre scritti di Flores, su London, su Orwell, su Trotzkij, molto belli.
Qui riprendo il secondo. Formalmente è la recensione o, più precisamente, la stroncatura di un volume antologico di George Orwell giornalista e polemista, che era appena uscito in Italia;  in realtà è il profilo appassionato di uno scrittore che la sinistra, anche quella più radicale, non avrebbe dovuto consegnare agli apologeti dell’ordine borghese e capitalistico. (S.L.L.) 
George Orwell
George Orwell è conosciuto principalmente per due romanzi e un pamphlet politico-giornalistico. I romanzi sono La fattoria degli animali, metafora esopica sul passaggio dalla fase eroica della rivoluzione russa al terrorismo e alla normalizzazione staliniana, e 1984, utopia negativa, scritta sulla traccia della geniale anticipazione del Noi di Zamjatin (1922), sul destino di un «socialismo» costruito dall'alto, alienante e antiumano. Il pamphlet è Omaggio alla Catalogna, diario dell'esperienza vissuta in Spagna nel corso della guerra civile, dove Orwell aveva militato nelle file del Poum, che si chiude amaramente durante le «giornate di Barcellona» del '37, con il massacro di anarchici e trotzkisti ad opera del partito comunista.
Oltre che scrittore, Orwell fu giornalista e polemista, intervenne costantemente su temi politici e letterari su diverse tribune, anche se spesso in modo occasionale e non sempre convincente. Questa parte dei suoi scritti è stata raccolta in Inghilterra nel '68, successivamente pubblicata nella serie degli economici «Penguin», e appare ora in Italia nella scelta antologia Tra sdegno e passione (Rizzoli) : titolo retorico che rispecchia tuttavia l'impegno e la personalità di Orwell, socialista umanitario e bohémien. Fastidiosamente retorica è invece l'introduzione di Enzo Giaclùno, che non solo presenta un'interpretazione assai discutibile delle singole opere di Orwell, ma offre un'immagine del «personaggio» quanto meno distorta. In più il taglio dell'antologia, che vuole ricostruire l'itinerario biografico di Orwell, non è affatto convincente: mantenere la partizione cronologica dell'originale edizione inglese sarebbe stato assai meno arbitrario.
Perché allora parlare di un libro inutile, che passerà probabilmente inosservato fra i lettori di sinistra? Chi conosce i meccanismi dell'industria editoriale sa bene che le stroncature valgono quanto le migliori recensioni. Voglio correre il rischio perché, se il libro è un'occasione sprecata, non bisogna sprecare l'occasione per alcune riflessioni a mio avviso necessarie.
Si tratta di un rimprovero alla sinistra, a tutti noi, perché Orwell è scrittore nostro, militante. Parlando delle ragioni del suo impegno scrisse una volta: «Sono uno scrittore. L'impulso di ogni scrittore è di tenersi al largo della politica. Ciò che desidera è di essere lasciato tranquillo, in modo da poter scrivere in pace i suoi libri. Ma disgraziatamente diventa sempre più evidente che questo desiderio non è realizzabile più di quello di un piccolo negoziante, che vorrebbe mantenere la sua autonomia in mezzo ai supermarket...».
Consapevole delle sue contraddizioni, Orwell non ha mai esitato a schierarsi, senza cedere tuttavia all'opportunismo di tanti intellettuali, quando lo sfacelo del socialismo e le sirene (e i dollari) dell'occidente spingevano chi non voleva identificarsi con la Russia di Stalin ad abbandonare il «dio che è fallito». Scrisse nelle pagine finali di Omaggio alla Catalogna : «Quando s'abbia avuto uno scorcio d'un simile disastro — e, comunque finisca, la guerra di Spagna si rivelerà uno spaventevole disastro, indipendentemente dai massacri e dalle sofferenze fisiche — il risultato non è necessariamente disillusione e cinismo». Il disinteresse della sinistra per la sua battaglia anticapitalista e antiburocratica ha avuto il risultato di vedere oggi i suoi saggi pubblicati da Rizzoli, in un'edizione «irraggiungibile» per taglio, numero di pagine e prezzo.

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