Ritratto del vate da giovane |
Ero, me ne ricordo
benissimo, sdraiato sopra una panca negli uffici del "Capitan
Fracassa", e sbadigliavo fra le ciance di molta gente; e alla
prima vista di quel piccolino con la testa ricciuta e gli occhi
dolcemente femminili, che mi nominò e nominò sé con un'inflessione
di voce anch'essa muliebre, mi scossi e balzai su stranamente
colpito...
Lo conducemmo nel
salotto, e tutta la gente gli si raccolse intorno. Mi par di vedere
ancora Gennaro Minervini, quell'ultimo erede dello spirito
napoletano, stargli d'avanti a guardarlo con occhi spalancati senza
parlare; e Cesare Pascarella, con lo scialle raggruppato intorno al
collo, frenare a stento la smania di carezzarlo. E dovunque, poi, lo
condussi, era la medesima cosa: perfino la faccia incresciosa di
Angelo Sommaruga al primo aspetto di quel fanciullo fu rasserenata da
un sorriso.
Citato in Mario Schettini, D'Annunzio, un racconto italiano, Sansoni, 1973
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