25.6.15

Ezra e Hilda. Una cronaca semitragica (Caterina Ricciardi)

Speriamo che in Italia sia giunto il momento di H.D., Hilda Doolittle, poetessa americana della banda modernista dominata dai maschi (Yeats, Joyce, Eliot, Lewis, Lawrence, Hemingway, Pound), geni, inventori, re-inventori, sperimentatori, esploratori, battitori di piste, ‘trovatori', trasgressori, misterici, iconoclasti, occultisti, esotici, classicisti, eterodossi, futuristi, peccatori ecc.: difficile dirle tutte. In fondo alla coda c'è lei, Hilda, «Santa Hilda», la ragazza di cui Pound s'innamorò a casa, a Filadelfia, facendone la sua fidanzata. E tale restò, per sempre. Sempre fedele al «pounding, pounding, pounding», il severo ticchettio del bastone del dandy/cowboy Pound, giovane spavaldo a Londra, quando si scorciava la strada nella coterie bohémien-intellettuale di Kensington.
Contro il volere dei genitori lei lo raggiunse, e lì, a Londra, la promessa si ruppe. Presero strade diverse ma restarono sempre l'un l'altro fedeli, lui in modo paternalistico. Fin troppo, come quando, in una saletta da tè del British Museum, inventò, a tavolino con altri sodali, quell'Imagismo che inaugurò (1912) la scena poetica del nuovo Novecento. In quell'occasione, correggendo una poesia di lei, le amputò il nome. Così «Santa Hilda», la «driade», «figlia dell'erba», divenne l'imagista H.D, e lei restò fedele all'anonimo monogramma. È il destino delle donne.
Speriamo, dunque, che sia giunto il momento di lei in Italia, dove gli studi accademici non sono mancati come, invece, è mancata l'editoria di mercato. In verità, già nel 1994 Massimo Bacigalupo (dopo Mary de Rachewiltz) ci aveva provato a stuzzicarla con un volume di tutt'attrazione, un ‘diario' scritto nel 1958 ma pubblicato nel 1979, cui il curatore aggiungeva un breve epistolario intercorso fra i due fidanzati dopo il 1958. Oggi Fine al tormento - Ricordando Ezra Pound (Archinto) torna meritoriamente in libreria, rinfrescato, aggiornato, arricchito, e in formato più piccolo (come s'addice a una donna, che sia «patchwork» o «soisseubuda») e più maneggiabile. La novità è - non in prima traduzione - Il libro di Hilda (1908), un quadernetto da E.P. consegnato a Hilda, prima di partire per l'Europa. Conteneva infiorettate poesie d'amore (oggi di grande innocente splendore).
Fine al tormento è una cronaca semitragica. Racconta dei mesi precedenti il rilascio di EP dal manicomio criminale St. Elizabeths a Washington. Grazie agli appelli internazionali, il poeta settantenne era alla fine del suo tormento fra i pazzi: ancora forte, atletico, irridente, pronto a continuare la sua attività. Ma lei, cui nel Libro di Hilda si chiedeva «Santa Hilda, prega per me», tribola, in Svizzera, in attesa del rilascio, dando sfogo a un percorso in flashback che è un intenso meditare sulla loro vita e sulla scrittura, sostenuto da citazioni dalla poesia di Pound ma soprattutto dai ricordi (intenzionalmente o no) svagati, come nell'incipit: «Neve sulla sua barba. Ma non aveva barba, allora. Neve soffia giù da rami di pino, polvere secca sull'oro rosso.... O forse portava un cappello floscio, un cappello tirato giù sugli occhi? Una maschera, un travestimento? Gli occhi sono il suo tratto meno notevole. O mi sbaglio? Sembrano piccoli. Il colore? Verde-ciottolo? Certo non insignificanti. Un chiar di luna gotico, come lo chiamano, filtra attraverso questi alberi incisi. Freddo? Una sorta di rigor mortis. Sono congelata in questo momento». Anche quando scrive prosa (sebbene si tratti di prosa così personale), Hilda scrive in versi. Prosa però ne ha lasciata.
Ha, infatti, delegato ai postumi una serie di romanzi, o prose fra autobiografia e centone classicista. Marina Vitale ne ha scelto uno per l'esordio italiano della narratrice. Il dono (Iacobelli), il dono di «una capacità fatta di rimembranza e divinazione», è ambientato in una Londra tuonante di bombe tedesche cui risponde la memoria pronta a «ri-vivere un passato che è sempre presente». L'America, eterno punto di riferimento degli esuli americani, si sostituisce a una Londra ferita, offrendo il placebo dell'eredità migratoria dei bisnonni Doolittle - di religione morava - in Pennsylvania, una storia ‘culturale' che, fra risonanze antiche e liriche decadenti, emerge anche in Hermione il romanzo più bello di H.D., dedicato alle prime schermaglie d'amore con EP.
Vite tormentate, quelle di Hilda Doolittle e Ezra Pound, ciascuno nella sua gabbia di trasgressioni (numerose anche quelle dilei), e dirimorsi e ricordi, entrambi prigionieri della poesia e di un po' di amorosa reciproca gelosia, mai smussata. Oggi possiamo cominciare a seguirle anche in Italia quelle vite di nostalgia e desiderio, perché, scrive Bacigalupo, «in fondo non si sono chiariti a se stessi. Sono rimasti irrisolti e contraddittori», come «comete affascinanti e inafferrabili».


“la talpalibri alias il manifesto”, 6 ottobre 2013

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