9.10.17

Animali. Le balene scomparse dai mari dell’Islanda (Luigi Offeddu)

Balena franca boreale
Se ne contavano 40 mila.
L’ipotesi è che siano emigrate in mari più freddi.
I pescatori sono preoccupati, gli animalisti esultano

Dove sono finite le balene d’Islanda? Dove se ne sta scappando la più celebre e «piccola» di tutte (ma va dai sette ai dieci metri), la simpatica balenottera rostrata? Fino ad oggi, era «censita» in 40 mila esemplari. Ma l’ultima stagione di caccia è stata la più magra in dieci anni: l’ipotesi più probabile è che anche qui giochi un ruolo importante il riscaldamento del clima, e che proprio per colpa sua le tradizionali migrazioni dei cetacei verso la Groenlandia si siano infoltite sino a diventare una specie di esodo in massa. Le balenottere cercano forse acque più fredde, visto che la Groenlandia sta in parte più a Nord. Ma anch’essa, con i suoi iceberg che si staccano, è coinvolta nel cambiamento, quindi le ragioni potrebbero essere anche altre. In ogni caso, la «fuga» c’è, e i testimoni pure.

Il calo delle catture
A lanciare l’allarme per primi sono stati proprio i nemici giurati delle balene, coloro che le inseguono con l’arpione-cannoncino: solo 17 catture quest’estate, nei limiti consentiti dalle norme nazionali, contro le 46 della stagione precedente (la quantità annuale «sostenibile» è considerata di 220 prede); ma soprattutto, crollo nel numero degli avvistamenti. Così Gunnar Jonsson, il boss del settore, dichiara ai media locali: «Qualunque sia la ragione, è chiaro che ci sono meno balenottere in queste acque. Queste 40 mila sono da qualche parte, non possono essere semplicemente scomparse o morte tutte insieme all’improvviso: può essere che stiano passando un po’ di tempo più a Nord, per esempio lungo la costa orientale della Groenlandia». Fosse solo lui a dirlo, una parte in causa, non avrebbe gran peso. Ma il fatto è che concordano anche molti etologi: in tutti i mari del globo, lo scioglimento dei ghiacci e le altre variazioni provocate dal cambiamento climatico nelle temperature delle acque, nelle correnti, e nelle popolazioni di quegli organismi e micro-organismi di cui i cetacei si nutrono, stanno probabilmente cambiando i loro comportamenti.

Un animale curioso
Un esempio sembrerebbe venire dalla balena franca, quel gigante sui 14 metri ogni tanto citato nelle cronache popolari perché al suo maschio vengono attribuiti (fonte autorevole, la Bbc) i testicoli più grandi fra tutte le specie animali, circa 500 chili l’uno. La «franca» è considerata a rischio di estinzione, e secondo il quotidiano “Greenreport” negli ultimi anni potrebbe aver cambiato tempi e rotte delle sue migrazioni e dei suoi accoppiamenti per inseguire il suo «piatto» preferito, un micro-gamberetto rosa trasparente, a sua volta spinto da una regione all’altra per colpa di certe correnti divenute più calde. Anche della balenottera islandese si conoscono da sempre gli affamati pellegrinaggi. Non è mai stato difficile avvistarla. Sembra che sia un animale curioso, che si avvicina alle navi e spesso salta fuori dall’acqua rituffandosi come un delfino. Un recente studio dell’Istituto groenlandese per le risorse naturali, e dell’Istituto danese per la ricerca sull’ambiente, ha identificato le sue rotte: dall’Islanda alla Groenlandia, alla Norvegia e viceversa, sempre alla caccia di aringhe o di «krill», minuscoli crostacei. E un altro studio ancor più affascinante, firmato dal “Movement ecology journal”, ha analizzato i segnali inviati da sensori acustici piazzati sul fondo dell’Atlantico, che hanno tracciato le «voci» delle balenottere fin nel Mar dei Caraibi. Ma nessun sensore ha ancora risolto il giallo della fuga dall’Islanda.


Corriere della sera, 1 ottobre 2017

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