19.8.18

Nazionalismo (Bertrand Russell)

Bertrand Russell

Bisognerebbe distinguere tra aspetti culturali e aspetti politici del nazionalismo.
Dal punto di vista culturale, una delle cose piuttosto tristi da dire a proposito del mondo moderno è la sua straordinaria uniformità. Se si va in un albergo costoso, non c’è assolutamente niente che riveli in quale continente o in quale parte del mondo ci si trovi; sono tutti esattamente uguali in tutto il mondo, e ciò rende piuttosto scialbo viaggiare in condizioni agiate, quando addirittura non lo privi completamente di interesse. Se si vogliono conoscere i paesi stranieri, bisogna viaggiare con pochi soldi in tasca.
Ci sono tantissime cose da dire a favore del nazionalismo e del fatto che esso mantiene le diversità, nella letteratura, nell’arte, nel linguaggio e in tutto ciò che riguarda la cultura. Ma quando si tratta di politica, penso che il nazionalismo sia soltanto un male. Non penso che esista una sola cosa che possa essere detta in suo favore. Esso radica nella mente del cittadino l’idea che il proprio paese sia degno di gloria e che si sia sempre comportato bene in tutto, mentre gli altri paesi..., beh, come dice il signor Podsnap in Dickens: «I paesi stranieri, mi dispiace dirlo, fanno quello che fanno». Non ritengo sia giusto considerare i paesi stranieri in questo modo. In uno dei miei libri ho scritto: «Esiste, chiaramente, una nazione che possiede tutte le maggiori virtù che ogni nazione, con arroganza, si attribuisce. Quella è la nazione cui appartiene il mio lettore». Ho ricevuto una lettera da un polacco che diceva: «Sono felice che lei abbia riconosciuto la superiorità della Polonia».

Pensieri, Newton Compton, 1997

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