1.8.18

Orrori giudiziari. I ciarlatani della scienza e la medicina in tribunale (Arnaldo Benini)

Luigi Di Bella

Alla fine degli anni ’90 l’industria Sandoz di Basilea, confluita poi nella Novartis, spedì a tutti i medici svizzeri (non so se anche ai medici in Italia) un messaggio per informarli che il suo medicamento Somatostatina era efficace solo contro il tumore benigno dell’ipofisi, che produce in eccesso l’ormone della crescita, e contro i carcinoidi dell’intestino. Malattie rare.
Il messaggio, senza riferimento al medico Luigi Di Bella, che imperversava in Italia con la terapia di tutti i tumori maligni con Somatostatina, era un ammonimento e una esplicita presa di distanza. Un gesto saggio della Sandoz, che in Italia non fece effetto. Nel 1996 la Commissione Oncologica Italiana aveva dichiarato la cura Di Bella inefficace. Ciononostante, a furor di popolo e per imposizioni di magistrati ordinari e amministrativi, la cura era libera e praticata in alcuni ospedali pubblici. La reazione negativa di oncologi e scienziati fu forte, ma non unanime.
Il famoso oncologo Umberto Veronesi, sollecitato dai colleghi ad esprimere un parere che avrebbe avuto molto peso, scelse di tacere. Il silenzio fu interpretato come tacito consenso. Una commissione internazionale di oncologi confermò l’inefficacia completa della cura e documentò che parecchi pazienti, morti durante il trattamento, avrebbero vissuto più a lungo con la chemio e radioterapia.
Il libro dell’avvocato romano Luca Simonetti, (La scienza in tribunale. Dai vaccini agli Ogm, da Di Bella al terremoto dell’Aquila: una storia italiana di orrori legali e giudiziari, Fandango, Roma) esamina in ogni dettaglio cantonate e incertezze della Magistratura in vicende di valutazioni scientifiche, non solo mediche. Inizia con la vicenda Di Bella, rievocando la prassi, esclusivamente italiana, secondo la quale magistrati avevano l’ultima parola su eventi, come malattie e cure, che richiedevano conoscenze che non avevano. Di Bella ebbe campo libero a lungo.
Per Simonetti il ciarlatano, «è un personaggio che [...] si presenta sempre come portatore di un segreto: una scoperta [...] che rifiuta [...] di sottoporre all’esame e al controllo» della comunità scientifica. Di Bella e il farmacista Davide Vannoni con le cellule staminali (altra tragedia con aspetti allucinanti, anch’essa minutamente trattata nel libro), sono fra i ciarlatani italiani più famosi. Della libertà e protezione che Vannoni ha goduto di praticare in ospedali pubblici, si è occupata, incredula e sgomenta, la stampa scientifica internazionale. La credulità e la disperazione in cui cadono molti dei colpiti da un tumore maligno impongono alle istituzioni di proteggerli dagli imbroglioni, anziché proteggere la malapratica.
In Svizzera, Germania e Austria trova consenso la Neue Germanische Medizin del ciarlatano di turno, il medico tedesco Ryke Geerd Hamer. I tumori maligni, secondo lui, sarebbero causati da un trauma psicologico, e quindi l’unica cura è psicologica e con medicamenti naturali. Nel 2016 c’è stata una vittima anche in Italia, una diciottenne morta di leucemia. I genitori, seguaci di Hamer, rifiutarono la chemioterapia, ritenuta inutile e dannosa. La Magistratura di Padova ha assolto ora i genitori, che il pubblico ministero aveva inviato a giudizio per aver sottratto la figlia alla chemioterapia, che avrebbe forse potuto guarirla. L’accusa era omicidio colposo. La motivazione dell’assoluzione è di un’insigne sprovvedutezza: credere nella scienza non è obbligatorio. La libertà di pensiero vale per l’autodeterminazione delle terapie. La giovane era convinta, su istigazione dei genitori, di sopravvivere solo con le demenzialità di Hamer. La compassione per genitori che hanno perduto una figlia non può e non deve far dimenticare che essa è morta per la loro irragionevolezza.
È la stessa stortura giudiziaria che, in nome della libertà di scelta, protegge, contro la legge, il rifiuto delle vaccinazioni, di cui il libro parla a lungo. Nel 1998 il prestigioso periodico medico “The Lancet” pubblicò uno dei falsi più clamorosi della letteratura scientifica, l’articolo dell’inglese Andrew Wakefield e 12 collaboratori sulle conseguenze delle vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia. In 8 di 12 bambini le vaccinazioni avrebbero provocato gravi disturbi intestinali e modificato carattere e comportamento nel senso dell’autismo. L’articolo causò il rifiuto delle vaccinazioni in tutto il mondo. Il lavoro di Wakefield era un falso. Nel 2010 a Wakefield fu ritirata la licenza di praticare in Inghilterra. Non esiste rapporto causale fra vaccini e autismo. Sentenze italiane, in un confuso vortice di perizie e controperizie, di cui il libro riporta diversi esempi, sostengono invece il principio della «ragionevole probabilità» del rapporto causale. Un rapporto causale si deve dimostrare, non affermare a lume di naso. Il rischio grave, anche mortale, della mancata vaccinazione è il morbillo.
Gli altri “orrori” giudiziari trattati nel libro sono: la condanna di 7 geologi per omicidio colposo della Corte d’Assise dell’Aquila per non aver previsto il terremoto del 6 aprile 2009, assolti (tranne uno) in Corte d’Appello e dalla Corte di Cassazione perché un terremoto e la sua magnitudo non sono prevedibili; la condanna, a livello politico, degli OGM (organismi geneticamente modificati) e la vicenda, ancora aperta, del disseccamento degli ulivi in Puglia. Fare il giudice è gravoso. In ogni campo della scienza ci sono esperti seri per aiutare i magistrati ad evitare errori. Occorre scegliere le persone giuste e non fidarsi troppo di sé stessi.

"Il Sole 24 Ore - Domenica", 26 marzo 2018

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