1.8.13

Giancarlo Fusco (di Pino Corrias)

Giancarlo Fusco
Se non fosse che ha scritto due libri memorabili (Le rose del Ventennio e Duri a Marsiglia), qualche migliaio di articoli, interviste, viaggi, rubriche, racconti; se non fosse che la sua faccia rotonda - riccioli e baffi neri, occhi trasparenti come l'acqua - compare in decine di foto, be', si potrebbe dire che Fusco non sia mai esistito.
Si potrebbe dire che l'inarrivabile Giancarlo (La Spezia, giugno 1915 - Roma, settembre 1985) sia solo un insieme di aneddoti smentiti da altri aneddoti, di ricordi smentiti da altri ricordi.
Ha fatto il pugile? Sì, diceva lui. Forse, dubitavano gli altri. Girava senza denti. No, aveva una dentiera comprata a colletta dai giornalisti dell'"Europeo", anno 1950, soldi raccolti dalla sua amica Camilla Cederna. La dentiera se l'è venduta per mangiare. Non è vero niente, al massimo gli mancavano tre denti. Era litigioso. Era un pezzo di pane. Frequentava la mala. Giocava d'azzardo. Era di casa nei bassifondi di Parigi. No, non Parigi: Marsiglia. Possedeva una pistola. Dormiva sotto alle barche in secca sulla spiaggia di Viareggio. La pistola forse era un giocattolo e a Viareggio aveva una casa. Da ubriaco scriveva qualunque cosa. Da ubriaco non scriveva un bel nulla. Per riuscirci doveva dormire almeno un'ora e bersi un litro di caffè. Allora sì, scriveva qualunque cosa, con uno stile inconfondibile, pieno di divertimento: una tappa del giro d'Italia, una udienza del processo Montesi, il Ferragosto a Rimini. Spendeva cifre colossali nei bordelli. Non ha mai avuto una lira. Frequentava solo puttane. Ma no, ha avuto una sola donna e per bene. Che lo amava, riamata. Beveva fino a trenta grappe al giorno, tanto che il signor Nardini (produttore delle medesime), spedendo casse al suo indirizzo, pensava si trattasse di un bar: vero o falso? Chi era Giancarlo Fusco?
Vaime: “Metà delle storie che giravano sul suo conto le aveva raccontate lui, l'altra metà i suoi amici come Oreste Del Buono o Enzo Biagi, che anno dopo anno infilavano varianti. Ma il più bravo di tutti a cambiare le storie era sempre lui”.

In Vita agra di un anarchico, Feltrinelli, 2011

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