27.12.13

Comu tieninu i palazzi? (di Gesualdo Bufalino)

Da Museo d'ombre, l'opera che Gesualdo Bufalino ha dedicato alle sue memorie comisane traggo un frammento dalla sezione dedicata alle facce di suoi compaesani del tempo andato, di un matto con una curiosa fissazione in questo caso. (S.L.L.)

Biagiu Re
Alto, dinoccolato, con occhi piccini e opachi, persi dietro un pensiero che non mutava. Per anni non fece altro che chiedere, a chiunque incontrasse: «Comu tieninu i palazzi? » («Come fanno i palazzi a stare in piedi?»), turbato da questa poco credibile cosa: che solo essi durassero in piedi in un universo cosi visibilmente destinato a tremare, a spaccarsi, a scoscendere. 
Faceva di no col mento, deluso dalle spiegazioni, e andava a tastare e a lisciare i mattoni delle facciate, scansandosi poi con un soprassalto improvviso. Una sera di festa lo vedemmo tra la folla, mentre guardava, trasecolato, a dieci metri dal suolo, un acrobata volteggiare in bicicletta lungo un invisibile filo sospeso.

da Museo d'ombre, Sellerio, 1982

2 commenti:

giuseppe castronovo ha detto...

Mi sembra errata la didascalia. In quanto la foto rappresenta se non sbaglio la piazzetta del mercato della Vucciria di Palermo con la confluenza delle due strade che scendono da piazza san domenico: discesa dei maccheronai e via dei coltellieri.

saluti ed auguri per il nuovo anno

Salvatore Lo Leggio ha detto...

Grazie, caro Giuseppe. Sono stato tratto in inganno dalla didascalia del sito originario, in cui si illustrava una mostra bolognese di un ottimo pittore comisano. Ma la colpa non è meno grave: avrei dovuto riconoscere un luogo che amo. E invece sono stato frettoloso. Cancellerò - com'è doveroso - l'errata didascalia, mantenendo la bella immagine. E lascerò postata questa nostra breve discussione a mio ammonimento per il futuro. Tanti auguri per l'anno nuovo.
Salvatore Lo Leggio.

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