1.12.14

"Racinedda" (S.L.L.)

Racinedda in dialetto siciliano è diminuitivo di racina, uva. Ma quelli della mia età, al mio paese, quando ne sentono parlare, forse non pensano al frutto della vite.
Quand'eravamo ragazzini erano ancora vive nella zona le miniere di zolfo e non erano pochi gli zolfatai. Per questo in paese non mancavano mai pietre di quel minerale, luminose. Un gioco caratteristico consisteva nella fusione dello zolfo. Si utilizzavano gli scarichi metallici delle grondaie: vi si collocava una piccola porzione di materiale sulfureo e con gli zolfanelli la si accendeva fino a fonderla. Un piattino raccoglieva le gocce che colavano fuori e che, una sull'altra, raffreddandosi davano vita a concrezioni a forma di piccolo grappolo, per l'appunto la "racinedda".
Eravamo orgogliosi di codeste sculture, ma non le mostravamo ai genitori. Per quel gioco non si chiedeva permesso, lo si faceva in angolini seminascosti, quasi in segreto. Già i giuochi col fuoco erano poco sopportati dai grandi per chissà quale paura, ma in questo c'era anche lo zolfo: fuoco e zolfo richiamavano l'inferno. Vattinni, ch'è diavulu!

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