2.10.17

Passioni. L’arte di cucinare agli sconosciuti (Gabriele Catania)

Saraghi in letto di patate
È boom tra i siti che consentono di invitare a cena persone ignote.
Radiografia di un fenomeno che conquista anche l’Italia

Agli italiani piace mangiare bene e in compagnia, si sa. E questo, nell’era degli smartphone e della sharing economy, si traduce in un boom dei siti di social eating. Si tratta di piattaforme online che consentono a chiunque di invitare a casa propria degli sconosciuti, e preparare loro un pasto con i fiocchi.
Indovina chi viene a cena, insomma, ma in chiave post-moderna, e sempre secondo le regole fissate dalla piattaforma che ha reso possibile l’incontro tra aspiranti cuochi e futuri commensali. Banchetti domestici estemporanei, all’insegna della convivialità, caratterizzati dalla voglia di conoscere persone nuove e – come si può leggere in quasi tutti i siti di questo tipo – di «mettersi in gioco». Certo, per partecipare generalmente si paga, ma si tratta di cifre abbastanza esigue che coprono più che altro le spese sostenute per l’acquisto delle materie prime e quelle di gas, luce e sapone per i piatti.
Il social cook sgobba ai fornelli ma lo fa solo per passione, non certo per denaro, al massimo per il piacere del brindisi alla fine del pasto o per lanciare un’occhiata a qualche commensale. Molto ricchi i menù che questi chef improvvisati propongono sulle varie piattaforme italiane: pasta alla norma, acciughe al verde, lasagne con gallinella, panzerotti, bagna cauda, arrosti, brasati… Sia chiaro: anche se la cucina italiana è considerata tra le migliori al mondo, il social eating è ben lontano dall’essere un fenomeno in ascesa solo da noi. Si tratta al contrario di un trend globale, particolarmente vitale in Europa, dove le tradizioni enogastronomiche e la passione per il mangiar bene e in compagnia sono quasi un rito, il retaggio di una cultura secolare.
Ai francesi si devono, per esempio, le piattaforme Cookening e soprattutto VizEat, che oggi è presente in più di 50 Paesi e vanta una community globale di oltre 20 mila vizeaters. Da Israele viene EatWith, attivo in oltre 150 città (incluse capitali del turismo come Barcellona), mentre a Bruxelles è nato BookaLokal, forte anche a New York, Washington e Boston. Tra Stoccolma e Singapore è invece decollato BonAppetour, definito “l’Airbnb del cibo”, che tra i fondatori vanta pure un italiano (e non a caso per la creazione di questo portale si è rivelato decisivo uno Startup Weeekend a Milano).
In Italia tra le più note piattaforme di social eating troviamo Gnammo, con sede a Torino, che vanta 170 mila utenti. Sul sito si legge che «Gnammo offre a tutti la possibilità di organizzare pranzi, cene ed eventi a casa propria o in qualsiasi location privata. Sarà così possibile mettere alla prova la propria bravura ai fornelli e conoscere nuovi amici attorno alla tavola di casa».
A Roma invece c’è il quartier generale di KitchenParty, community di buongustai molto attenta alle tradizioni enogastronomiche del territorio, con diverse migliaia di utenti sparsi in tutto il mondo. «I soci si riuniscono e partecipano a eventi organizzati dalla community con lo scopo di conoscersi assaporando piatti tipici del posto. Il portale della community mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per iscriversi, cercare gli eventi in programma nelle vicinanze e aderire», spiega a pagina99 il cofondatore Marco Gagliardi.
La diffusione del fenomeno social eating, in effetti, è accompagnata anche da una crescente voglia di condividere con gli altri le proprie idee e convinzioni sul mangiare. A questo proposito, tra le community più interessanti c’è “cucinaMancina”, che si rivolge ai “mancini alimentari”, vale a dire a tutti coloro che hanno fatto scelte alimentari particolari: dai celiaci ai vegani, dai diabetici ai salutisti. Lo scopo è aiutare gli utenti a trovare nuove ricette e nuovi ristoranti. «Mi piace “cucinaMancina”, mi fornisce nuove idee ed è anche un modo per sentirmi meno solo», dice a pagina99 G., pensionato single affetto da celiachia.
Nel complesso, il social eating è un fenomeno in grande espansione in tutta Italia, con oltre 7 mila social cook, quasi 40 mila pranzi e cene, 300 mila ospiti. Le regioni più attive sono Lombardia, Lazio e Piemonte, con Milano, Roma e Torino in testa; al sud la regione più attirata da pranzi e cene social è la Puglia, in particolare Bari, ma si fa notare anche la campana Salerno.



“pagina99”, 3 aprile 2016

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