2.4.13

Germania. Nasce il partito anti-euro (da "Critica sociale")

“Critica sociale”, la storica rivista socialista fondata da Filippo Turati, ora ispirata da un gruppo di dirigenti e militanti del vecchio Psi guidati da Formica, pur con molte contraddizioni sembra aspirare alla costruzione di quello che chiamano “socialismo largo”. Taluno, per esemplificare, aggiunge “da Tremonti a Vendola”.
Ritengo che questa prospettiva, non priva di velleitarismi, non abbia molte possibilità di successo, ma nel portale trovo singole analisi e articoli di sicuro interesse. Tale mi è sembrata la sezione dedicata al movimento-partito “antieuro”, in Germania, che ne contiene il “manifesto”, oltre a un’intervista con il leader, un economista conservatore. Correda il tutto la completa e corretta nota informativa curata da Fabio Lucchini che qui riprendo. (S.L.L.)
Hans-Olaf Henkel
Un gruppo di economisti vuole chiudere l’era della moneta unica
Negli ultimi anni, in Europa i partiti anti-euro si sono schierati tendenzialmente a destra dello spettro politico oppure, come ha evidenziato il recente voto italiano, su posizioni anti-sistemiche. In Germania sta accadendo qualcosa di diverso, sottolinea Charles Hawley sull’edizione inglese di Der Spiegel. Nel centro forte dell’Unione Europea sta per vedere la luce una formazione politica intenzionata ad abbandonare gli sforzi per rafforzare la moneta unica, perlomeno nella sua versione attuale. Gli ideatori del movimento sono alcuni dei più influenti economisti e accademici del Paese. Denominato “Alternativa per la Germania” (Alternative für Deutschland), il gruppo propone testualmente: “la dissoluzione dell’euro a favore delle valute nazionali o di meno inclusive valute comuni”. Il partito in fieri reclama anche la fine degli aiuti ai paesi in difficoltà e lo smantellamento del Meccanismo Europeo di Stabilità (Esm), il cosiddetto fondo salva-Stati.
“La democrazia si sta erodendo”, si legge sul sito del costituendo partito politico. E ancora “la volontà del popolo (rispetto alle decisioni sull’euro) non viene mai presa in considerazione e nemmeno rappresentata in parlamento. Il governo sta togliendo la parola agli elettori attraverso la disinformazione, sta facendo pressione sugli organi costituzionali, come il parlamento e la corte costituzionale, e sta prendendo decisioni rilevanti presso sedi che non hanno legittimità democratica”.
Un sentimento non certo nuovo. Gli euro-scettici sono dovunque in questi giorni, in particolare in quei paesi dell’Europa meridionale che sono stati colpiti più duramente dalla crisi che continua a piagare la moneta unica e anche i partiti maggiori condividono timori e perplessità sul destino dell’euro.
In Germania, e in generale nel Nord Europa, le critiche più rumorose alla moneta unica sono sempre partite dagli ambienti populisti di destra. “Alternativa per la Germania” sembra differente. E’ davvero impressionante la lista dei suoi eminenti sostenitori, che include una larga schiera di professori universitari, conservatori politicamente e liberali economicamente. Il nome più appariscente è quello di Hans-Olaf Henkel, l’ex presidente della federazione degli industriali tedeschi, senza dimenticare economisti del calibro di Joachim Starbatty e Wilhelm Hankel, che sono stati parte del gruppo che aveva fatto ricorso (respinto) alla corte costituzionale tedesca contro il bailout della Grecia.
Il professor Starbatty, in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) ripresa da Lettera 43, spiega le ragioni di quello che dovrebbe essere il partito catalizzatore dell’euroscetticismo tedesco. Egli è convinto che la strategia della Merkel sia stata definitivamente sconfitta dall’esito delle elezioni italiane: “Il voto in Italia ha dimostrato che il Paese non è più disposto a proseguire sulla strada delle dure riforme per risanare le proprie finanze e recuperare competitività. E altri Paesi come Spagna e Irlanda seguiranno presto quell'esempio. La strategia della Merkel, di comprare con aiuti finanziari il tempo per realizzare le riforme, è fallita. La Banca Centrale Europea non potrà evitare di continuare ad acquistare i titoli pubblici dei paesi in crisi per tenere fede all'impegno di difendere l'euro con ogni mezzo. Ci ritroveremo con una quantità di denaro gonfiato in circolazione che porterà a una bolla speculativa pericolosa sui mercati delle azioni, degli immobili, dell'arte e delle materie prime.”
Il primo promotore del movimento, Bernd Lucke, un professore di Macroeconomia di Amburgo, è stato membro del Partito Cristiano-Democratico di Angela Merkel per 33 anni, prima di lasciarlo nel 2011 in seguito agli sforzi del governo tedesco per salvare l’euro. “Le attuali cosiddette politiche di salvataggio hanno il respiro corto e servono soprattutto gli interessi delle banche”, ha dichiarato Lucke alla Faz la scorsa settimana.
Alternativa per la Germania non si è ancora formalmente costituita in partito politico, dovrebbe diventarlo alla metà di aprile, e non è certo che sia in grado di raggiungere per tempo il numero di firme necessario per potersi presentare alle elezioni politiche del prossimo autunno – almeno 2000 in ciascuno dei 16 Stati tedeschi o lo 0.1% della popolazione dei medesimi. “Decideremo in base al supporto che riceveremo, ma siamo già stati sommersi dall’entusiasmo popolare” ha detto Lucke.
Anche se il partito si presentasse alle elezioni, rimane poco chiaro se sarà in grado di attrarre un consenso significativo. Allo stato attuale delle cose, rimane un movimento monotematico ed anche rispetto a quel singolo argomento vi è incertezza su come procedere. Mentre in Germania cresce la sensazione di essere diventati de facto i pagatori di ultima istanza per il resto della zona euro, Alternativa per la Germania potrebbe convogliare su di sé un discreto voto di protesta conservatore. A giudicare dalle notevoli difficoltà incontrate dalla Merkel nel far accettare i pacchetti di salvataggio al parlamento di Berlino negli ultimi 15 mesi, il livello di frustrazione del centro-destra tedesco potrebbe aumentare. In effetti, Lucke ha ammesso di essere in contatto con alcuni parlamentari euroscettici del Partito Liberale (Fdp), l’alleato minore, e liberista, della coalizione che regge il governo Merkel.
In ultima analisi, tuttavia, le probabilità di successo del nuovo partito saranno legate alla salute della moneta unica nelle settimane precedenti le elezioni del 22 settembre. La situazione è in evoluzione, poiché, secondo i dati dell’Istituto statistico Forsa, il partito della Merkel (Cdu/Csu) sarebbe al 40% dei consensi, l’Spd al 24, i Verdi al 16 e la sinistra radicale all’8. Una situazione ingarbugliata, che vede l’Fdp fuori dal Bundestag e la Cancelliera senza una chiara maggioranza parlamentare. Se la crisi si aggravasse, i sentimenti anti-euro si acuirebbero (già il 26% dei tedeschi vuole uscire dalla moneta unica) e potrebbero trovare una nuova casa politica in Germania.
Il nuovo partito anti-euro non è ancora nato, ma, come riporta l’inviato in Germania del Sole 24 ore, la sua prima riunione, tenuta l’11 marzo nel paesino di Oberursel, nei pressi di Francoforte, “ha già attratto una piccola folla, vociante e arrabbiata. Gli organizzatori sono stati costretti a spalancare le porte del Municipio locale per far posto a simpatizzanti arrivati anche da oltre cento chilometri di distanza, nonostante l'abbondante nevicata fuori stagione. Un migliaio di persone circa, per la più parte dalla mezza età in su, che sono stanche dei salvataggi dei paesi europei in difficoltà con i denari dei contribuenti tedeschi e che sognano, se non il ritorno al marco, la fine di questo euro… In Germania, la soglia per entrare in Parlamento è del 5% e un partito di così recente costituzione potrebbe avere qualche difficoltà a raggiungerla. L'entusiasmo di Oberursel farebbe pensare invece che una corrente non disprezzabile dell'opinione pubblica abbia finalmente trovato un canale di sfogo.”
(A cura di Fabio Lucchini)

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