1.9.10

Un terzo elemento. Per tornare a pensare la Rivoluzione (di Aleksandr Blok)

Il brano che segue, tratto da una lettera a Vladimir Majakovskij di Alexandr Blok (San Pietroburgo 1880 - 1921), forse il più grande poeta russo del Novecento, del dicembre 1918 ma mai spedita, funge da epigrafe a un breve saggio di Franco Fortini "Più velenoso di quanto pensiate", scritto in due parti tra il 1971 e il 1972, ora in Questioni di frontiera, Einaudi, 1976. Mi pare che le domande radicali che il poeta pone alle avanguardie del suo tempo, letterarie ma anche politiche, siano ineludibili per chi voglia ancora pensare la Rivoluzione.

Il Palazzo d'Inverno e i Musei, li odio quanto voi. Ma la distruzione è vecchia come la costruzione ed è altrettanto tradizionale. Distruggendo quel che odiamo, siamo stanchi e disgustati non meno di quando consideriamo il processo della costruzione. Il dente della storia è molto più velenoso di quanto pensiate; non possiamo mai sfuggire alla condanna del tempo. Il vostro grido resta ancora un grido di dolore e non di gioia. Distruggendo, restiamo ancora schiavi del vecchio mondo; anche rompere una tradizione è una tradizione. Siamo minacciati da un pericolo ancora più grande: non possiamo evitare la necessità di dormire e di mangiare, qualcuno costruirà, altri distruggeranno, perché "c'è un tempo per ogni cosa sotto il sole"; ma ognuno resterà uno schiavo finchè non appaia un terzo elemento, qualcosa di diverso dalla costruzione e dalla distruzione.

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Postilla breve e senza pretese. Forse il terzo elemento è stato già trovato, in un fine millennio gravido di minacce, la terza via, diremmo noi rimpinzati di politica. Si capito che non c'è solo costruzione e distruzione, ma c'è anche il riciclaggio, il riadattamento, il riuso. E c'è il bricolage. E' possibile che sia questa la chiave della liberazione? (S.L.L.)

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