15.3.11

L'Armando. Il sindaco di Ravanusa e l'imperatore del Bunga bunga

Armando Savarino, medico, già dirigente sanitario, uno dei protagonisti dello sfascio della sanità pubblica in Sicilia è oggi sindaco di Ravanusa, il suo paese d’origine. La figlia Giusy, grazie al suo appoggio, è stata “deputata” all’Ars.
Il primo febbraio padre e figlia sono stati condannati nello stesso processo, dalla prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, nell’ambito di un’inchiesta soprannominata Concorsopoli. Secondo i giudici, con ruoli diversi e dunque con diverse condanne (3 anni e sei mesi al padre e 2 anni e due mesi alla figlia), i due hanno contribuito a truccare dei concorsi nell’azienda sanitaria locale di Agrigento, della quale il Savarino era “manager”. 
All’indomani, con grande sollievo del segretario regionale D’Alia e di Casini, i due si sono autosospesi dall’Udc. Qualche giorno dopo è arrivata sulla stampa una stravagante presa di posizione di tal Pennica, consigliere comunale del Pdl, che chiedeva le dimissioni dell’Armando. L’omino che dichiarava di scrivere anche a nome degli altri due consiglieri berlusconici, un Farruggio e un altro Pennica, pretendeva le dimissioni del sindaco sulla base di un lungo elenco di inadempienze e malefatte, ma non faceva neppure un vago accenno alla pesante condanna.
Strano, ma spiegabile. In attesa della grande riforma tesa a mettere sotto tutela i p.m., la linea dei popolani della libertà è “far finta di niente”. Così l’Angiolino (Alfano) nel capoluogo, così i suoi seguaci in tutta la provincia.
Una presa di posizione più chiara è arrivata, per fortuna, da un gruppo politico che è nato da una scissione dipietrista  e si chiama Resistenza Siciliana. Il movimento dispone di un portavoce, un certo Daniele Gravotta, e, usandone i mezzi vocali, ha chiesto le dimissioni dell’Armando.
A me sembra una richiesta di assoluto buon senso. Dopo la condanna in un regolare processo la tutela degli interessi dei cittadini è preminente rispetto alla tutela delle carriere politiche. Savarino può ricorrere in appello e ottenere lì una revisione della sentenza, se è persuaso della propria innocenza, ma intanto i cittadini non possono rischiare di tenersi come sindaco uno che trucca i concorsi. Savarino del resto, cessata la sindacatura, non resterebbe di sicuro “in mezzo alla strada” a crepare di fame.
Ma in Italia, da quando c’è in giro Berlusconi e ci sono in giro i Dell’Utri e tanta altra bella gente, le condanne in giudizio non definitive non contano un fico secco e le prescrizioni valgono come assoluzioni (benché i reati si prescrivano solo a richiesta dell’accusato ed egli possa sempre pretendere una sentenza che lo assolva e ne tuteli il buon nome). Insomma l’Armando (a differenza di quello della canzonetta di Jannacci) di cadere giù non ne vuol sapere.
Ma la dichiarazione dei “Resistenti” siciliani di Ravanusa contiene un’altra perla che riconnette più da vicino il sindaco di Ravanusa all’imperatore del Bunga bunga, quello che si dice “orgoglioso del proprio stile di vita”. Secondo il comunicato di Gravotta, nel consiglio comunale del 4 marzo, il Savarino non solo ha respinto ogni possibilità di dimissioni, ma ha dichiarato che  "non è pentito di aver commesso il reato per il quale è stato condannato, che è orgoglioso di averlo compiuto e che lo rifarebbe altre centomila volte, anche per sistemare quelle persone che oggi chiedono le sue dimissioni e che molti anni fa lui stesso ha fatto sistemare compiendo grandi illegalità".
Insomma, se il comunicato è veridico, l’Armando è orgoglioso e reo confesso.
Di fronte a cotali mostruosità è normale che i “resistenti” insistano per le dimissioni. Un po’ anomala è semmai una delle motivazioni: “per non restare indietro anche nei finanziamenti di cui Ravanusa ha bisogno e diritto". Evidentemente Gravotta e i suoi amici sono convinti che un bel po’ di Ravanusani consideri più grave il rischio di perdere i finanziamenti che non quello di avere un sindaco disonesto. Temo che abbiano ragione.

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