"In effetti ormai
credo che siamo pervenuti, o siamo molto vicini, a una sorta di
polarizzazione estrema. Da un lato quella che una volta era una
produzione media, rivolta a un pubblico più o meno vincolato alla
tradizione, sta degradando, per l'esigenza del mercato, verso un
consumo tipo 'usa e getta', verso una produzione di tipo trash.
Questo fatto si nota più immediatamente sul terreno della
televisione e di molto cinema, ma purtroppo è attivo anche nelle
arti figurative e nella letteratura. Dall'altro lato sempre più
forte dovrebbe emergere una spinta di resistenza sul terreno
dell'avanguardia. Al momento questa è però molto indebolita,
proprio perché la situazione del mercato culturale tende, negli
ultimi decenni, a frenare nettamente ogni tendenza al nuovo. Mi pare
cioè ancora una volta di dover rimarcare che i decenni '50-'60
furono davvero anni di grandi innovazioni, di grandi spinte, in
Europa e fuori d'Europa. Anche l'Italia ebbe modo di partecipare a
questo clima con i Novissimi e con il Gruppo '63, sintomi viventi e
clamorosi di questa spinta al rinnovamento. I due decenni successivi
nel complesso sono nettamente di ripiegamento e di normalizzazione,
con forti nostalgie nei confronti del passato. Ora siamo giunti agli
anni Novanta. Non mi sentirei di fare profezie, ma ho l'impressione
che la letteratura minaccia di diventare qualcosa di desueto,
destinato all'intrattenimento, un poco come è ormai avvenuto con la
televisione. Da questo punto di vista mi pare ancora più necessario,
rispetto al passato, che esigenze di ricerca e di sperimentazione -
torniamo pure a dire di avanguardia - si facciano forti".
Da un'intervista a Paolo
Mattei in “Poesia”, Aprile 1996
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