28.9.14

Bisturi perfetti nell'antica Grecia (Sabatino Moscati)

Epidauro - Strumentario chirurgico rinvenuto al tempio
  di Asclepio (V-IV sec. A.C.), oggi al Museo Archeologico  
ATENE — Davvero originale e inusuale è la mostra dell'arte medica che si può visitare in questi giorni al Museo archeologico di Atene. E vale la pena di sottrarsi prima o poi al flusso impressionante dei turisti, che si riversa senza posa nella grande sala dei tesori micenei, per deviare verso la sede più appartata dell'esposizione. A proposito della quale, diciamo anzitutto che solo Atene poteva realizzarla, o almeno realizzarla a questo modo: perché non c'è altro paese al mondo in cui le testimonianze artistiche sulla medicina antica siano così numerose e significative.
La mostra muove, evidentemente, da una direttrice tipica del nostro tempo, quella che tende a evidenziare la cultura materiale e la tecnica nella ricostruzione del mondo antico. Chi osservi i numerosissimi strumenti chirurgici che gli scavi hanno riportato alla luce, dai bisturi alle pinza delle grandezze e delle fogge più varie, intende la perfezione raggiunta nell'operare su ogni organo del corpo. E vede, in pari tempo, che taluni aspetti della scienza medica raggiunsero speciale sviluppo e perfezionamento, ad esempio la riduzione delle fratture e delle slogature attraverso sistemi sorprendentemente avanzati.
Ma queste premesse tecniche non sono più che tali. Una documentazione assai vasta e rivelatrice viene dalle figurazioni, e quindi dall'arte nel senso pieno della parola. Anzitutto per la descrizione delle malattie: una serie di figurine in terracotta, che verosimilmente furono poste nei santuari per ottenere la grazia o per darne testimonianza, indica con impressionante esattezza le deformazioni dei corpo che le malattie stesse determinarono: l'idropisia, i tumori, il gozzo, la paresi sono tra i fenomeni più evidenti; ed è chiaro che essi riflettono una corrente (l'arte fondamentalmente caratterizzata da due connotazioni, quella popolaresca e quella ritrattistica.
Poi c'è la figura del dio protagonista dell'arte medica, il famoso Asclepio. E diciamo famoso per convenzione, in quanto un esame esauriente dell'iconografia su tutto l'arco dei suoi sviluppi e su tutto l'insieme dei suoi significati deve ancora farsi. Ma in qual modo si sarebbe potuto farla se non raccogliendo, come appunto avviene ora ad Atene, il complesso delle sparse testimonianze? Solo di fronte alla serie delle statue e dei rilievi, che raffigurano il dio nelle diverse età, una valutazione adeguata comincia ad emergere. Si vede, dunque, che l'iconografia, e con essa verosimilmente il culto sono abbastanza recenti, non affondano le radici nella fase arcaica del mondo greco e dunque si sviluppano parallelamente alla scienza che il dio incarna. In secondo luogo, la rappresentazione di Asclepio è singolarmente analoga a quella di Zeus, da cui il prototipo sembra desunto, anche se è subito integrato con specifiche caratteristiche (soprattutto il corto bastone intorno a cui si attorciglia un serpente).
In terzo luogo, la differenziazione avviene attraverso le azioni specifiche che al dio guaritore si attribuiscono e che i rilievi ora, raccolti narrano con efficacia: sicché l'arte reca ancora un apporto alla conoscenza della tecnica, in quell'originale intercambio che costituisce la maggiore attrazione della mostra ateniese.


“Corriere della Sera”, ritaglio senza data, probabilmente 1978

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