17.5.18

Orson Welles. Il bricoleur che aspettava i marziani (Francesco Troiano)


Il nome di Orson Welles è, giustamente, legato ad una serie di film, a partire dall’eccezionale debutto di Citizen Rane (1940). È forse meno noto che abbia saputo mettere in luce una non comune personalità alle prese con altri mezzi espressivi. In teatro, ad esempio, egli fece risaltare le proprie doti fin da giovanissimo ed esprimendosi al meglio dal ‘36, ai tempi del Federal Theatre. Quanto alla radio, è considerata (per dirla con Hadley Cantril) «la prima manifestazione moderna di panico osservata su materiali di ricerca adeguata ai sociologi» il fenomeno d’isteria collettiva che s’impossessò di parte della popolazione degli Stati Uniti dopo la messa in onda - era il 30 ottobre del 1938 - d’un adattamento radiofonico de La guerra dei mondi di H.G. Wells, ove si narrava con minuzioso realismo d’un atterraggio dei marziani nel New Jersey. Altri esempi potrebbero essere portati, tutti utili a dimostrare come Welles sapesse, in enorme anticipo sui tempi, fare un uso moderno di ogni strumento con il quale egli si sia trovato ad agire.
Sono perciò assai validi ed interessanti i saggi raccolti a cura di G. Placereani e L. Giuliani in My Name Is Orson Welles (Il Castoro, pp. 343, € 24,50), atti di un convegno svoltosi ad Udine nel 2006. Ciascun intervento focalizza un aspetto specifico della personalità di Welles. Nell’introduzione, ad esempio, Giuliani e Placereani si soffermano su quanto il suo atteggiamento sia assai spesso quello del dilettante, del bricoleur, che, ridisegnandoli, si perde ai confini delle varie forme artistiche, espressive, tecniche, produttive, lasciando alle proprie spalle ore ed ore di immagini e progetti conclusi o solo abbozzati; l’alternarsi di «alto» e «basso», dall'attività registica a quella d’attore in film altrui sovente discutibili, dalla scrittura alle apparizioni nella pubblicità («La forma di prostituzione più innocua che conosca», Welles dixit) è affrontato da Peter von Bagh; Nuccio Lodato traccia un esatto ritratto dell’ambiente radical americano, fondamentale per la comprensione delle opinioni politiche wellesiane; Carlos Aguilar esamina la presenza di Welles nel cinema europeo di serie B quale interprete o mero punto di riferimento, ricordo, fantasma.
Il quadro complessivo è quello di un gigante della cultura del ventesimo secolo, mai a sufficienza studiato od analizzato.

"Tuttolibri - La Stampa", 25 agosto

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