L'on. Emilio Colombo, all'epoca Ministro del Tesoro, nel 1966 |
È
giusto ed opportuno far conoscere agli italiani anche soltanto alcuni
episodi sul modo come si muove, in Lucania, in questa campagna
elettorale, l'on. Emilio Colombo. C’è quasi un cliché di
quest'uomo, che la TV (e i “grandi” giornali come il Corriere
della Sera) hanno accreditato; l'uomo pieno di sussiego, l'esperto di
finanza, il politico che discute con signorilità e con distacco dei
problemi più difficili, il «meridionalista moderno». Ebbene, anche
per noi, che non siamo stati mai teneri verso l'on. Colombo, che
abbiamo sempre denunciato la sua politica come quella più
conveniente agli interessi dei grandi gruppi industriali e più
antimeridionalistica, la constatazione del modo come questo dirigente
della DC si muore nella sua regione è stata come una sorta di
ritorno a ricordi lontani di letture giovanili sulla vita politica
meridionale prima del fascismo. E abbiamo riscoperto l'“ascaro”
salveminiano. il politico corruttore, il demagogo facile, il
capoclientela potente. Certo, oggi, nel Mezzogiorno, anche molti
esponenti del PSU (era il periodo dell'unificazione tra Psi e Psdi,
n.d.r.) si sono messi sulla stessa strada: ma per giustizia va detto,
a mio parere, che costoro sono, al confronto con Emilio Colombo, dei
dilettanti.
Innanzitutto
ho potuto osservare che, per la Lucania, il ministro del Tesoro ha
una funzione particolare di rappresentanza per tutti i ministeri. È
cioè una specie di delegato del capo del governo. E così Giacomo
Mancini non può inaugurare strade in Lucania (nemmeno quelle ai
confini della Calabria), e forse non può nemmeno inviare telegrammi
con l'annuncio di stanziamenti di milioni per questa o quella opera.
No: queste cose deve farle, in Lucania. Emilio Colombo, e nessun
altro. Lo stesso discorso sì potrebbe ripetere per il ministro delle
Poste o per quello della Pubblica Istruzione.
Ho
assistito, nei giorni scorsi, a un intero comizio dell’on. Colombo
a Lagonegro (dovevo parlare dopo di lui). Ebbene, quello che più mi
ha colpito è l'annuncio dato a voce alta, dagli altoparlanti:
“Arriva, arriva Sua Eccellenza Colombo, insieme al Questore e al
Provveditore agli Studi». .Ma come, mi son chiesto. questi
funzionari dello Stato partecipano, in Lucania, così apertamente,
alla campagna elettorale del capolista della DC? È vero: mancava il
Prefetto. Altrimenti, il ricordo di quei comizi che descriveva
Salvernini (col deputato governativo giolittiano che girava il suo
collegio insieme al Prefetto) sarebbe stato completo.
Il
contenuto dei discorsi di Colombo in Lucania interessa assai meno.
Egli sembra, in verità, un ingegnere di ponti e strade, e impiega
gran parte del suo tempo a descrivere con precisione i tracciati e le
pendenze delle superstrade, dei raccordi, dei collegamenti: sono in
verità le uniche cose di cui può parlare. E poi racconta che la
diminuzione delle forze di lavoro è in Lucania sintomo sicuro di
progresso economico: le donne non lavorano perché, in effetti, non
ne hanno più bisogno. E poi si arrabbia contro i comunisti che sono
ignoranti in economia politica e non capiscono i meriti di chi, come
lui. ha dovuto salvare la lira. E poi la puntata contro gli aumenti
di salario degli operai del Nord che sarebbero alla base delle
difficoltà del Mezzogiorno. E infine Praga, Varsavia, Mosca, in
quantità grande (quasi come le strade).
Ma,
ripetiamo, non è il contenuto dei discorsi di Colombo che ci ha
colpito. Egli è assai preoccupato: ed usa ancora con più forza e
spregiudicatezza la rete clientelare con la quale ha irretito tutta
la vita della regione. La raccomandazione, la promessa, la manovra
sulle supplenze e sugli incarichi dei maestri, gli incarichi di
progetti per opere pubbliche, le concessioni di credito: tutto è
regolato, in queste settimane, ai fini elettorali, nel modo più
scoperto. Sembra quasi. a stare a Potenza o a Matera, che si tratti
di un fatto normale.
E i
questa scia si muovono i “vassalli”. L’avv. Morlino, lucano e
membro della direzione della DC, non ha avuto il placet di Colombo
per presentarsi in Lucania, ed è stato mandato sul lago di Como nel
collegio senatoriale di Lecco. Quelli che son rimasti sono impegnati
nella nobile gara di apparire come i più fedeli al capo, a lui, ad
Emilio Colombo. Voglio riportare un solo esempio, che ci ha molto
impressionato. Avevamo conosciuto, a Bari, anni fa, il prof. Decio
Scardaccione: era presidente dell’Ente di Irrigazione, aveva
elaborato un piano interessante per l'irrigazione della Puglia e di
parte della Lucania (che noi avevamo apprezzato ma che non si è
realizzato e nemmeno avviato). C’era sembrata, in verità, una
persona assai seria e dignitosa. Ebbene, siamo rimasti stupiti c
anche addolorati quando abbiamo letto un volantino propagandistico
che il prof. Scardaccione fa distribuire nel collegio senatoriale in
cui è candidato. E di questo volantino è giusto che i tecnici, gli
intellettuali italiani conoscano almeno questo periodo: “In un
convegno a Policoro. di qualche anno fa, il professore Scardaccione
fu definito il braccio destro del ministro Colombo: vogliamo
augurarci che la mente del nostro ministro abbia pensato
definitivamente alla volle dell’Agri. inviando qui il suo braccio
operoso, che si personifica nel prof. Decio Scardaccione ».
Ecco
chi è Colombo, ecco quali sono le conseguenze del suo dominio. Ma il
trono vacilla: vacilla soprattutto nelle coscienze delle giovani
generazioni. La battaglia che i comunisti conducono in Lucania è
quindi anche una battaglia meridionalistica di civiltà democratica,
di dignità umana: una battaglia per liberare la regione da una cappa
soffocante, che mortifica non solo i lavoratori, ma anche le
intelligenze più viraci e gli uomini di cultura più sensibili.
“l'Unità”,
16 maggio 1968
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