7.6.10

Pavia. Gli Imbavagliati del Pd. 14 querele (e nessuna condanna)

Il post che segue è tratto da un articolo di Giovanni Giovannetti contenuto nella rivista on line da “Il primo amore” e intitolato L'abecedario delle parole concrete. L’autore è un onesto giornalista lombardo che fa quello che ogni bravo cronista dovrebbe fare: raccogliere notizie, verificarle, diffonderle. Ha ottenuto, in due anni 14 querele (e nessuna condanna). Alcuni dei minaci querelanti si sono l’altro ieri imbavagliati a Pavia per protestare contro la legge sulle intercettazioni. Con quanta credibilità? (S.L.L.)

[…] Ora preme commentare la lettera-appello del pavese segretario provinciale del Partito democratico Alan Ferrari a chi nonostante tutto si conferma "di sinistra". Ferrari dice che «bisogna combattere il degrado morale e culturale del Paese» e poi dice che «ad unirci sono valori come l'uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale» e ancora dice che a Pavia e nel Paese occorre essere «protagonisti del cambiamento».
[…] Sembra di vivere in due mondi paralleli: uno virtuale (i blandi desideri del giovane Alan; l'acuta riflessione della politologa docente alla Columbia University), l'altro reale. Ribadisco: purtroppo, tra la Lomellina e l'est, il mondo reale è composto dai Penati (quando era presidente della Provincia di Milano, su invito di Bersani spese il pubblico denaro per acquistare da Gavio le azioni della Milano Serravalle a un prezzo pari al doppio del loro valore, soldi a rendere nella scalata dell'Antonveneta e della Bnl); dai Francesca (lo stratega della campagna elettorale del sindaco Capitelli, poi incarcerato a Genova; a Pavia si era inventato un festival per saldare con pubblico denaro i privati sospesi della campagna elettorale pds); dai soldatini yesmen allo sbaraglio, in prima linea a votare per conto terzi ogni cosa, dall'iperspeculazione Carrefour alla cementificazione del Parco della Vernavola. Sono solo esempi, sono livelli differenti dello stesso problema: quello di un Partito democratico prigioniero del suo gattopardismo quando servirebbero azioni limpide e linguaggio chiaro.
[…] Sempre a Pavia, lunedì 31 maggio la locale sinistra si è auto-imbavagliata per la libertà di stampa. Un esaustivo volantino elencava i motivi della protesta: con il nuovo Decreto legge, «la Magistratura non potrà più disporre intercettazioni – ad esclusione dei reati per mafia e terrorismo – se non a rigorose condizioni e comunque non oltre i 75 giorni. Anche per i reati di mafia e terrorismo non si potranno disporre intercettazioni ambientali senza la prova preventiva che in un determinato luogo si stia consumando il reato. Le intercettazioni potranno essere disposte solo in presenza di gravi e provati indizi di colpevolezza. Nel caso di indizi contro ignoti, dovrà essere la vittima a chiedere che il proprio telefono sia messo sotto controllo (!). Il Pm dovrà richiedere l'autorizzazione alle intercettazioni prima al Procuratore capo e poi al Tribunale in composizione collegiale del capoluogo di provincia. I Pm non potranno più esercitare l'azione penale obbligatoria prevista dalla Costituzione (art. 112: l'obbligo dell'azione penale è il dovere in capo al Pm; una volta venuto a conoscenza di un reato è obbligatorio perseguirne il colpevole). Le Procure avranno un budget limitato, esaurito il quale non sarà più possibile proseguire nelle intercettazioni. I preti non potranno essere intercettati senza la preventiva autorizzazione del Vescovo. Il contenuto delle intecettazioni non potrà essere pubblicato fino alla conclusione delle indagini preliminari. Carcere e pesantissime multe per chi viola le nuove norme liberticide». Insomma, una vera e propria sfida alla democrazia.
Più che invocarla, in casi del genere la libertà (di stampa o altro) andrebbe praticata. E infatti si parla di disobbedienza civile di massa, con il sostegno altrettanto "disobbediente" dei blog.
A Pavia, in Piazza c'era l'ex assessore Francesco Brendolise (Partito democratico), uno che recentemente mi ha querelato per diffamazione a mezzo stampa, querela poi archiviata dalla Procura perché quanto avevo scritto su di lui – asfaltatore di immigrati – rispondeva al vero sillaba dopo sillaba. C'erano soprattutto gli amici dell'avvocato Alessandra Morlotti (Sdi), che è solita praticare la denuncia a scopo intimidatorio (così come i suoi compagni di partito e di merende Domenico Pingitore e Roberto Portolan, l'ex assessore e già frequentatore delle patrie galere): ne sono toccate tre anche a me, poi archiviate.
A manifestare per la libertà di stampa era ben rappresentato il Partito democratico, un'area politica da cui provengono altri locali figuri dalla querela facile, figuri come l'ex sindaco Piera Capitelli e la sua obbediente tirapiedi Ilaria Balduzzi, l'ex promotrice di prodotti di bellezza a suo tempo nominata capo dei vigili così come un cavallo venne nominato senatore da Caligola. Presente e imbavagliato anche Massimo Depaoli, consigliere comunale Pd, leader di Legambiente e amante delle betoniere, uno che volentieri chiuderebbe la bocca a chi tra noi ha denunciato lo scempio del Parco della Vernavola, scempio benedetto all'unisono da Partito democratico, Lega Nord e Popolo delle libertà.
In 24 mesi ho subìto 14 discutibili querele e nessuna condanna, quasi tutte provenienti da persone scese in piazza a manifestare per la libertà di stampa. Così imbavagliati erano incantevoli.
Logorati dalla crisi, gli italiani non ne possono davvero più di farsi prendere in giro dalle parole suadenti ma prive di senso di una destra populista e marchettara o da un Pd altrettanto marchettaro e dalla lingua biforcuta, assorto nel coltivare le sue pippe interne mentre il Paese va a rotoli.
Paradossalmente, per la sinistra la crisi potrebbe rivelarsi un'opportunità, ma a patto che sappia emanciparsi dal suo doppio – pasolinianamente – traffichino e truffaldino e librarsi in progetti concreti e inventivi.

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