13.6.10

Haiti. La guerra dimenticata.

Ho visto in Tv lo spot di presentazione di un documentario su Haiti dopo il terremoto: lo faranno in non so quale canale Rai giovedì sera. Era ora. Dopo i primi giorni e dopo lo sciacallesco autoelogio di Bertolaso (lui e il suo cavalier padrone hanno la classica faccia di guano) non se n’era più parlato. Eppure, se si gira qualche sito attendibile in cerca di dati, si scopre che sono stati oltre 900.000 gli edifici distrutti, che sono circa un milione e mezzo i bambini coinvolti nel disastro, con più di duecentomila orfani di entrambi i genitori e trecentomila senza tetto. I morti al 31 marzo erano 222.517, ad oggi se ne calcola qualche migliaio in più. Morti quasi del tutto dimenticati. Per effetto di altre tragedie forse, ma più ancora per una sorta di gerarchia, di doppiopesismo razzistico e sociale che segna l’assetto imperiale del mondo. E’ ben noto e studiato il diverso trattamento dei media internazionali per i morti in guerra: fanno scalpore i morti statunitensi, israeliani, italiani; gli afghani, gli irakeni, i palestinesi valgono dieci volte meno.

Mi è venuto da pensare che i morti del terribile attentato delle Torri gemelle, quello dell’11 settembre 2001, fece meno di tremila morti, quasi cento volte meno dei morti di Haiti. Eppure se ne parlò giorno dopo giorno per mesi e mesi, incessantemente. Si dirà che il paragone non regge, che i morti di Haiti sono frutto di un imprevedibile catastrofe naturale e non della guerra, assai più subdola e criminosa perché non dichiarata, peaticata dai terroristi islamici in azione a New York.

Non è così. La maggior parte delle vittime haitiane non sono morte per via del terremoto, ma per le loro abitazioni fatiscenti, per la miseria della loro condizione. Senza il concorso dell’indigenza che spinge a sovraffollare tuguri cadenti i morti sarebbero stati il 90 per cento in meno. Anche ad Haiti i più sono vittime di una guerra non dichiarata: la guerra che i ricchi fanno tutti i giorni ai poveri del mondo, sfruttandoli, spogliandoli, affamandoli, uccidendoli nel lavoro delle miniere e dei cantieri.

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