Gigetto mette i puntini
sulle i. Il presidente della Camera Fico - dice - parla a titolo
personale quando loda le Ong umanitarie e chiede la riapertura ai
profughi dei porti italiani.
Lascia intendere che è
un "buonista", cioè un povero cretino, se non un
imbroglione, e che non è autorizzato a parlare a nome dei Cinque
Stelle.
Bisognerebbe spiegargli
che Fito non è autorizzato a parlare a nome dei Cinque Stelle in
primo luogo per la funzione di garanzia cui è stato chiamato,
arbitrale, in qualche modo "super partes". E che ovviamente
non può parlare a nome dei 630 deputati, organizzati in gruppi e
dotati, individualmente, di parola. Men che mai può parlare a nome
di un governo di cui non fa parte e su cui l'assemblea che dirige
esercita una funzione di indirizzo e di controllo.
Parla a titolo personale,
come parlano sempre i presidenti delle Assemblee parlamentari, si
chiamino Pertini, Violante, Fini, Casini, Pivetti, Bertinotti,
Scognamiglio, Boldrini o Bucciarelli Ducci.
Parlavano a titolo
personale tutti costoro, cercando di interpretare, ciascuno a proprio
modo, i valori costituzionali e i sentimenti popolari. E così Fico.
Resta un interrogativo.
Chi parla a nome dei Cinque Stelle?
Non seguo la stravagante
e mutevole regolamentazione della rappresentanza nel movimento, per
cui posso essermi perso qualche passaggio.
Ma Gigetto non era solo
"candidato premier" o è diventato "leader"?
E "leader" è
ancora una "parola sporca" - come diceva il vecchio
Casaleggio, reinterpretando l'anarchismo individualista della piccola
borghesia - o non lo è più?
E infine chi esprime la
posizione del Movimento su problemi fondamentali di etica civile come
quello dell'accoglienza, visto che lui, Di Maio, - leader o non
leader - sul tema tace o glissa?
Chi parla a nome dei
Cinque Stelle?
Nessuno?
O lo fa Salvini?
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