8.7.18

Fratelli di Cacania (Ugo Volli)

Arnold Schönberg

All’inizio era la Cacania, cioè l’Impero absburgico. Spiega Robert Musil in un passo famosissimo del suo Uomo senza qualità: «Per iscritto si chiamava Monarchia Austro-Ungarica, ma a voce Austria. Secondo la Costituzione era uno Stato liberale, ma aveva un governo clericale. Il governo era clericale, ma lo spirito liberale regnava nel paese. Davanti alla legge tutti i cittadini erano uguali, ma non tutti erano cittadini. C'era un Parlamento, il quale faceva un uso così eccessivo della propria libertà che lo si teneva quasi sempre chiuso». Insomma, per quanto riguarda «la fantasia passiva degli spazi non riempiti», dice Musil, «la Cacania era lo Stato più progredito del mondo, anche se il mondo non lo sapeva ancora».
Fino agli ultimi decenni dell’Ottocento la Cacania, e la sua capitale Vienna, era stata un posto magari politicamente esagitato, ma culturalmente poco significativo, bonariamente conservatore. La prima generazione degli innovatori fu quella di Gustav Klimt, Peter Altemberg, Ludwig Boltzmann, Sigmund Freud, Theodor Herzl, Ernst Mach, Arthur Schnitzler, Gustav Mahler: con tutte le apparenze di solidi borghesi nati a metà dell’Ottocento, spesso ebrei della seconda generazione occidentalizzata, che diedero un impulso decisivo alla rottura del blocco culturale ottocentesco.
La generazione successiva è forse ancor più notevole: musicisti come Anton Webern e Arnold Schönberg; scrittori come Musil, Stephen Zweig, Karl Kraus, Hermann Broch; filosofi come Ludwig Wittgenstein, Moritz Schlick e Otto Weininger; economisti come Joseph Schumpeter; poeti come Georg Trakl; architetti come Adolph Loos; pittori come Egon Schiele, Alfred Kubin, Oskar Kokoschka. È questa la generazione della «Finis Austriae», dell’«Apocalisse gioiosa» della dissoluzione dell’impero cacanese.
Si può poi parlare di una terza generazione culturale mitteleuropea, quella degli artisti, ormai impossibilitati a godere dei piaceri intellettuali e del benessere dell’Austria Felix. Sono tipi assai diversi: Joseph Roth, Karl Popper, Josef von Sternberg, Erich von Stroheim, Otto Preminger, Billy Wilder, Fritz Lang (metà del grande cinema di Hollywood viene dal Prater...), Wilhelm Reich, Bruno Bettelheim, Konrad Lorenz e tanti altri. Dell’Impero Vienna era il centro ma importantissima la periferia sterminata. Praga è la patria di Rilke, Kafka, Gustav Meyrink che scrivevano in tedesco, ma anche di un’importante letteratura in lingua ceca, da Jaroslav Hasek, l’autore di «Il buon soldato Schweik» a quel Karl Capek che inventò la parola Robot con la sua commedia «Rur». La letteratura slovena incomincia con Ivan Cankar; a Trieste Italo Svevo e Umberto Saba sono senza dubbio scrittori segnati da un’origine mitteleuropea. Influssi viennesi si sparsero in Svizzera, Germania, Polonia.
La grande ondata migratoria degli ebrei russi e polacchi verso occidente è il movimento decisivo della cultura mitteleuropea. Se si tracciasse una pianta dei movimenti della maggior parte delle famiglie di cui abbiamo citato i nomi, si vedrebbero le origini nella pianura galiziana, un movimento in una o più tappe attraverso il territorio austriaco, e poi la fine a Ovest, in Francia, Germania, Inghilterra, America: così è più o meno per Freud, Roth, Kafka, Rilke e tanti altri. Anche da questo punto di vista la Mitteleuropa è un’entità fluida, un movimento da Oriente verso Occidente.

EUROPEO/9 MAGGIO 1987

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