10.7.18

Stendhal. La matematica contro l'ipocrisia (Michele Emmer)


«La mia passione per la matematica unico mezzo che avessi per lasciare quella città che aborrivo e che odio ancora, perché è là che ho imparato a conoscere gli uomini, la mia passione per la matematica mi gettò in una profonda solitudine. Amavo e amo ancora la matematica in sé in quanto non ammette l'ipocrisia e il vago, le mie due bestie nere. Secondo me l'ipocrisia era impossibile in matematica e, nella mia ingenuità giovanile, pensavo che fosse cosi per tutte le scienze a cui avevo sentito dire che la matematica si applicava. A quattordici anni mi immaginavo che la matematica superiore, quella che non ho mai saputo, comprendesse tutti o quasi gli aspetti degli oggetti e che, cosi andando avanti, sarei arrivato a sapere delle cose sicure incontestabili e che avrei potuto dimostrare a me stesso quando volevo su tutto».
Questo giovane ed entusiasta studioso di matematica non è altri che Stendhal (Vita di Henry Brulard, Adelphi, 1964 Milano) per il quale la passione matematica era tale che portava i capelli troppo lunghi «tanto era il rimpianto per la mezz'ora che bisognava perdere per farli tagliare». Ma Stendhal lascerà dopo pochi anni lo studio della matematica rinunciando ad entrare all'École Polytechnique di Parigi nel 1799, per poi partire nel 1800 per l'Italia al seguito delle armate francesi. La passione non è dimenticata visto l'entusiasmo con cui ripensa molti anni dopo, nel 1835 agli studi matematici quando scrive i suoi ricordi.
«Che alcuni grandi condottieri siano chiamati "matematici” del campo di battaglia è una delle molte assurdità che circolano sulla matematica per ignoranza della sua natura. Se tutto a un tratto fosse necessario ricorrere a un procedimento deduttivo appena un po' complicato come la risoluzione di una semplice equazione differenziale, migliaia di uomini correrebbero ineluttabilmente incontro alla morte. Ciò non depone a sfavore dell’ingegno dei condottieri, ma depone certo a favore della peculiare natura della matematica. E anche di fronte ai compiti mille volte più numerosi che non si possono ancora risolvere meccanicamente, la matematica si può definire una meravigliosa apparecchiatura spirituale fatta per pensare in anticipo tutti i casi possibili. Non è un trionfo dell'organizzazione dello spirito?».

Da Matematici, che passione in “l'Unità”, 23 ottobre 1992

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