26.6.19

Erice, un paese diverso (Leonardo Sciascia)

Erice. La piazza Umberto I con il Municipio, il Museo e la Biblioteca Comunale

Nella biblioteca comunale di Erice si trovano, manoscritti di nitida grafia, di paziente ordine tanti fascicoli che riguardano la storia della città: repertati, per categorie sociali, economia, costume giurisdizioni, avvenimenti pubblici, cronache criminali. Santo Uffizio dell’Inquisizione, Cronaca criminale ericina, Delinquenza del clero: e così via. Li ha lasciati il bibliotecario Antonino Amico, morto qualche anno fa, vecchissimo. Prete e canonico, me ne parlano come di un uomo molto intelligente, libero e tagliente nei giudizi, vivace, spregiudicato. Carlo Levi lo conobbe nel 1955, e ne ha fermato un ritratto ne Le parole sono pietre: « Ha ottanta anni, è quasi cieco e continua il lavoro di tutta la sua vita, di ricerca, di archivio, di collazione di antiche carte, di trascrizione di documenti, sì da lasciare agli studiosi un materiale prezioso per la storia di Sicilia. Ha l’aspetto del suo lavoro, col corpo incurvato e secco, lo sguardo lucente nel viso rattrappito, diverso come Erice da ogni cosa circostante, venerabile e raro, come se fosse un contemporaneo di quelle nebulose figure di Saturno, dei Ciclopi, di Bute, e della Venere Ericina». Chi sa che effetto fece, al canonico, che Levi lo vedesse contemporaneo anche della Venere Ericina.
Si sarà sentito tanto vecchio e al tempo stesso tanto giovane, forse. Certo è che non era uomo da scandalizzarsene: e si vede dalla leggerezza ed arguzia con cui tratta di «reità veneree», di tresche, di corna. Senza compiacenza: ma il divertimento c’è innegabile. Il culto della Venere Ericina, sembra dire il canonico, in questo luogo è continuato anche nei tempi di più oscura sessuofobia, e specialmente da parte di coloro che della sessuofobia avrebbero dovuto essere ministri ed esempio.
Ecco dunque un uomo che ha fatto bene il proprio lavoro: tutti questi fascicoli che forse nessuno pubblicherà mai, che pochissimi leggeranno. Ma ci sono: e offrono un vivace affresco della vita di un paese siciliano tra il Cinquecento e il Seicento; di un paese, come giustamente dice Levi, diverso.


da Nero su nero, Einaudi 1979

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