26.6.19

Leonardo e Galileo (Lucio Lombardo Radice)



Commemorando un grande del passato, si è quasi naturalmente portati a cercare nel suo pensiero e nella sua opera ciò che anticipa i successivi risultati della ricerca, le intuizioni e le “divinazioni” delle future conquiste della conoscenza umana. Commemorando Leonardo da Vinci, del quale si celebrerà il 15 aprile prossimo il quinto centenario della nascita, la tentazione di cedere a una simile tendenza è particolarmente forte e avvincente. Parliamo, s’intende, di Leonardo ingegnere e scienziato; di quel Leonardo segreto ideatore di macchine e di teorie che i contemporanei poco o nulla conobbero, e che ci è stato rivelato, a distanza talora di secoli, dallo studio dei suoi appunti, dei quaderni che egli scriveva e disegnava per sé stesso o per una ristrettissima cerchia di scolari. Ecco presentarsi a noi l'ingegnere che disegna macchine per volare cinque secoli prima del primo volo di Wright; il consulente militare inascoltato che progetta, alla fine del 1400. per Ludovico il Moro, cannoni a retrocarica, carri armati e mitragliatrici, ancora una volta con.un anticipo di secoli; ecco il gronde fisico che enuncia, sia pure in forma oscura o intuitiva, alcuni dei principi fondamentali della moderna meccanica; ecco il genio che precorre, intuisce o “divina” le meraviglie e gli orrori della scienza e della tecnica più moderne... Difficile resistere alla tentazione di esaltare il “genio”, di dare alla parola genio il significato romantico e antistorico di uomo al di sopra del suo tempo, di demiurgo che anticipa in sé i secoli a venire.
Noi pensiamo che non si sminuisca affatto la grandezza di Leonardo reagendo alla tentazione di fare di lui un solitario precursore dell’avvenire, indicando i limiti e le debolezze delle sue pur affascinanti e mirabili divinazioni, ricercando se vi siano motivi meno appariscenti ma più profondi che ci portano a collocare Leonardo tra le più grandi figure dei fondatori della scienza moderna. A noi sembra infatti che i “progetti” di Leonardo siano, per tanti loro aspetti, legati al loro tempo, al carattere artigiano, arretrato della scienza e della tecnica appena ai loro inizi. Occorre non dimenticare le date che segnano i limiti della vita di Leonardo: 1452-1519. Siamo agli albori della ricerca scientifica moderna, che impiegherà ancora più di un secolo, dopo la morte di Leonardo, per costruire gli strumenti di osservazione e di calcolo ad essa indispensabili. Vi è senza dubbio una linea continua di sviluppo che va da Leonardo a Galileo, ma vi è pure una differenza sostanziale, un vero salto qualitativo tra la scienza al principio del ’500 e la scienza attorno alla metà del ‘600. l‘epoca di Galileo è l'epoca del cannocchiale, che Galileo stesso ha se non inventato, certo per primo costruito come strumento capace di aprire nuovi mondi alla ricerca; è l’epoca della Géométrie di Descartes, della teoria degli indivisibili di Galileo stesso e dei suoi allievi Cavalieri e Torricelli, che precede e promuove quei metodi infinitesimali che Leibniz e Newton introdurranno qualche decennio dopo nella loro forma moderna. L’epoca di Leonardo è contrassegnata dal contrasto tra la modernità delle idee, degli orientamenti scientifici, e la povertà e l’arretratezza degli strumenti della scienza. Per osservare il cielo Leonardo non ha il cannocchiale. ma solo l'occhio, o qualche congegno del tutto primitivo: per calcolare Leonardo ha a sua disposizione solo le regole dell'aritmetica, conosce poco anche quella parte dell'algebra che oggi a noi sembra elementare, e che allora era faticoso studio e geloso segreto della scuola bolognese. Questo contrasto acquista un rilievo tutto particolare appunto nei progetti più arditi di Leonardo: macchine, disegni, teorie nelle quali un’idea nuova, moderna è costretta ad incarnarsi in una tecnica elementare, arretrata, artigiana.
Tuttavia, anche quando i suoi consegni sono ingegnosi ma primitivi e scarsamente realizzabili, anche quando le sue deduzioni fisiche e meccaniche sono errate, vi è in Leonardo qualcosa che fa di lui un uomo nuovo, un rivoluzionario nel mondo della scienza e della tecnica. È l'atteggiamento di Leonardo nei confronti della scienza, è la sua stessa concezione della ricerca scientifica. Siamo, con Leonardo, veramente al di là del Medioevo: non come patrimonio tecnico e strumentale, non per quel che riguaarda l’organizzazione della scienza e la posizione dello scienziato nella società, ma per quel che concerne l'orientamento del pensiero scientifico. Leonardo disprezza coloro che “vanno gonfiati e pomposi, ornati non delle loro ma delle altrui fatiche”, coloro che disputano «allegando l'autorità», i dotti del Medioevo, ricchi solo di citazioni aristoteliche e tomistiche. Contro essi polemizza nei suoi appunti quasi con le stesse parole, certo con gli stessi argomenti che Galileo adopererà un secolo e mezzo più tardi nella sua grande battaglia, non più segreta ma aperta, contro aristotelici e tornisti. I a sapienza, per Leonardo, è “figliola della sperienzia”; e a lui sembrano «vane e piene d’errori» quelle scienze “le quali non sono nate dall’esperienza, madre d'ogni certezza, e che non terminano in nota esperienza, cioè che la loro origine o mezzo o fine non passa per nessuno dei cinque sensi”. Quale fosse l'intimo pensiero di Leonardo sul sovrannaturale, come «l'assenzia (essenza) di Dio e dell’anima e simili», non è facile dire: certo è però che Leonardo scienziato segue un metodo rigorosamente materialistico. Egli fa svanire dal mondo della natura gli angeli e gli spiriti, le "virtù” e i miracoli dei miti tnedioevali; dedica pagine e pagine a dimostrare che in natura non può esistere «quantità incorporea» («questa quantità è detta vacuo, e il vacuo» - cioè il vuoto -«non si dà in natura»); esclude dall’indagine scientifica ogni elemento di trascendenza, ogni mito sovrannaturale «ribelle ai sensi». È violentissimo contro i negromanti i quali affermano che gli spiriti esistono “sanza lingua parlino e sanza strumenti organici sanza i quali parlar non si può!”; apertamente ironico nei confronti “de' frati, padri de’ popoli, li quali per inspirazione san tutti li secreti”.
Agli albori delln ricerca scientifica moderna, vedendo aperti di fronte a sé sterminati rami di indagine, Leonardo si sofferma spesso ad esaltare le meraviglie dell’universo. Ma a noi non sembra che in Leonardo vi sia la «poesia del mistero», il turbamento di fronte all'inconoscibile, come a qualcuno è parso. In Leonardo vi è la esplicita affermazione della conoscibilità della natura e delle sue leggi, al di là di ogni «inspirazione» e di ogni misticismo, e della possibilità di conoscere e dominare la natura. Per Leonardo, così come per Galileo, il libro della natura è scritto in linguaggio matematico («la proporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovata ma etiam nelli suoni, pesi, tempi e siti e in qualunque potenzia sia»), ed i fenomeni naturali seguono, inoltre, certi principi generali, che — una volta intesi — permettono di prevedere e anticipare i risultati sperimentali. Si tratta per esempio del principio secondo il quale «tutti li effetti» partecipano «delle lor cause», è della legge del minimo mezzo (in particolare del minimo tempo). Non si tratta però di una ripetizione delle idee platoniche né di una anticipazione delle categorie kantiane. «La natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive»: il razionalismo di Leonardo è legato al suo materialismo scientifico. La ragione non trascende l’universo, ma è ad esso connaturata.
Certo, si tratta di un pensiero complesso. di una ricerca faticosa. piena di contrasti, di chiaroscuri, anche di contraddizioni. Tuttavia, il nucleo del pensiero scientifico di Leonardo ci pare contenuto nelle affermazioni che abbiamo sommariamente esposto. Leonardo è perciò alle origini di quella grande corrente di pensiero che troverà la sua piena espressione in Galileo, e che preparerà uno dei più grandi periodi del pensiero moderno: quello che, nella seconda metà del XVIII secolo, prenderà i nomi appunto dal razionammo e dal materialismo, e avrà il suo centro nella Francia alla vigilia della sua grande rivoluzione. Il seme, certo, non è il frutto, e non è lecito ricercare nel germe le parti perfette dell'organismo completo, ma commemorare a distanza di secoli Leonardo scienziato. deve pur significare — al di là della retorica del genio e del superuomo — ricercare e ritrovare la linea secondo la quale, nei secoli a venire, si svilupperanno e si dispiegheranno le sue concezioni e le sue intuizioni.

“l'Unità”, 20 marzo 1952

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