25.7.19

Nelle zone industriali e di frontiera degli USA. L’epidemia degli oppioidi e le colpe di Big Pharma (Gabriele Genah)



L’origine, l’evoluzione e la portata della catastrofica epidemia degli oppioidi negli Usa sono appena diventate più chiare. Inizia così il lungo articolo di inchiesta del “Washington Post”, che si basa su centinaia di migliaia di dati, ottenuti dopo una lunga battaglia legale condotta dal giornale, e resi per la prima volta disponibili la settimana scorsa.
Il quadro che ne esce è desolante e può essere riassunto così: l’industria farmaceutica - dai produttori, ai distributori ai rivenditori - ha trovato profitto nell’inondare di antidolorifici alcune delle comunità più vulnerabili d’America. Medici e agenzie governative non sono riusciti a prendere contromisure adeguate, neanche quando diventò chiaro che queste pillole creavano dipendenza e molte finivano spacciate per le strade. Il flusso di oppioidi si è riversato soprattutto nelle zone industriali e di frontiera, dove l’economia si basa sui lavori pesanti, portando molti a cercare il conforto degli antidolorifici. Dal 1996 sono oltre 200 mila i morti a causa di overdose per questi farmaci.
I dati ottenuti dal “Post” mostrano una tendenza nella distribuzione di oppioidi che non può passare come un trattamento medico ragionevole: l’epidemia non è mai stata un fenomeno oscuro, era in piena vista. Semplicemente, secondo il giornale, qualcuno non poteva o non voleva fermarla. Dal 2006 al 2012 (il periodo cui si riferiscono i dati) il numero di pillole consegnate è schizzato da 8,4 a 12,6 miliardi, senza alcuna gradualità. La legge impone alle industrie di autoregolarsi e di riferire su eventuali ordinativi sospetti, ma molte non si sono adeguate: una di queste aziende per esempio, la Teva, dal 2013 al 2016 ha riportato solo 6 ordini sospetti su 600 mila. Il problema è che anche quando la legge rileva queste anomalie, le sanzioni sono ampiamente alla portata: nel 2017 uno dei più grandi distributori, la McKesson, venne multata per 150 milioni di dollari. I suoi ricavi netti di quell’anno ammontarono a 5 miliardi.

Rassegna “Corriere della sera”, 22 luglio 2019

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