ROMA - "Vedere Zico
per Catania era un legame, un ponte a modo suo sullo stretto di
Messina. L'importanza del calcio, dappertutto ma specie per la mia
isola, non è stata capita, e adesso la retrocessione non è la
retrocessione del Catania ma un sintomo evidente della retrocessione
di tutta la Sicilia, che va indietro"; l'isola che perde i suoi
ormeggi dall'Italia e se ne va alla deriva, complessa e feroce
zattera della Medusa, rischiando di inabissarsi, l'isola cui il
calcio ha levato, invece che dare.
Dell'unica certezza
matematica finora incasellata dal campionato, nell'infuriare di
scudetti, Coppe e disfide d'abbondanza tra Roma e Juventus, cioè il
Catania già in B, parlo con il catanese più noto d'Italia. Piaccia
o no, faccia storcere le narici raffreddate degli snob e induca
raffinate letture semiologiche di Eco sul tempo libero (oppure: sul
tempo libero di Eco, essendo perspicuo che il protagonista de Il
nome della rosa"è in realtà lui, Pippo), Baudo […] è un
registratore ad alta fedeltà sia per quello che finisce nelle sue
bobine che per il resto. Il Catania, dunque.
"Mi hanno cercato
dei tifosi, volevano marciare sul 'Processo del lunedì' per
protestare: si sentono truffati negli abbonamenti dai continui campi
neutri del Catania. Sa, davvero gli abbonamenti sono stati
straordinari, l'estate scorsa, e in pochissimo tempo, per via degli
spareggi alla fine del campionato di B. Son tutte cose che i tifosi a
Catania adesso cominciano a ricordare, a esprimere, ha letto di
quella protesta diffusa, i tifosi si comportano da cittadini nel
momento in cui capiscono che la squadra non è più, ormai, solo la
squadra. Si è sprecato un grande entusiasmo, è il minimo che posso
dire, la potenzialità della gente giù è eccezionale, è la vera
ricchezza di una ipotetica ricostruzione, e l'entusiasmo era da
pilotare, da gestire bene, diversamente".
- Le hanno richiesto di
fare il presidente? "Vede, sono stato presidente della squadra
di pallavolo, la Paoletti, cinque anni fa, con Pittera allenatore, la
squadra dello scudetto, e se lo ricordano. Fare il presidente del
Catania calcio mi piacerebbe, lo farei, ma non posso seguirlo, non
sarebbe serio. Piuttosto mi metto a disposizione per la società,
come cittadino catanese responsabilizzato, con le mie conoscenze,
così come mi batto per l'agrumicultura, è un delitto vedere i
trattori che schiacciano gli agrumeti...".
- Che ne pensa del
presidente attuale, Massimino? "Diciamo la verità: per quanto
poco presentabile, io Massimino lo condanno fino a un certo punto, ha
ormai un' immagine del tutto caricaturale per la persona che è, però
c'è lui perchè nessuno vuole il Catania. Sì, ora Massimino come
chiunque al suo posto vorrebbe soldi, per andarsene, ma il punto è
un altro. Industriali e politici in Sicilia non hanno capito niente
del calcio, del significato del calcio, e hanno lasciato il
giocherello a Massimino. A Massimino, la moglie e il genero, che è
ingegnere e fa il general manager, questa è la società del Catania
foot-ball club".
- Strutture all'altezza,
mi pare. "All'altezza del disastro, sì. Si sa, da sempre, che
un club senza strutture non conta, non ha poteri fuori campo, e la
squadra ne risente. In questa situazione Massimino, che non è
iscritto all' Accademia dei Lincei, non ha rapporti con Monsignor
della Casa, si è fatto da sè in un ambiente come quello, fa quello
che può secondo i suoi schemi, e ci avrà pure perso soldi, glielo
dico io, è un presidente tifoso, se potesse giocherebbe lui. Sa come
sceglie i giocatori?".
- Come? "Dall'
aspetto, dal tipo fisico. Di Torrisi diceva: che belle cosce, questo
è forte... e Serginho?".
- Chi, il Blissett
brasiliano? "Sì, quello. Massimino ne era innamorato, era
andato in Brasile per lui, ripeteva 'è bello grosso, tiene i denti
bianchissimi, è nero, chissà che successo a Catania'. Poi quello
non è venuto e hanno preso Pedrinho, mi dica lei se una squadra come
il Catania può andare a comprare in Brasile proprio un difensore,
sia pur buono, abbastanza conosciuto, ma inutile, e poi Luvanor che è
sicuramente un gran talento ma con caratteristiche particolari: se la
sua squadra vince 10-0 diventa un formidabile trascinatore, in campo
si sente, ma se no...".
- E il pubblico? "Il pubblico è l' unica nota positiva,
finché ha potuto, e, pur protestando, anche adesso sui campi neutri
è venuta a vedere il Catania mezza Sicilia, se ne intendono, sono
esigenti, si ricordano il bel Catania con Di Bella in panchina,
Marcoccio - quello sì che era in gamba - presidente e Szymaniak in
campo, contro quel Catania l'Inter di Herrera ci perse un
campionato... hanno visto giocare bella gente, quando il calcio
pesava meno nell'economia sociale, e ora, che è diventato quel che è
diventato, hanno perso anche Zico...".
- Senta, chi legge può
pensare che in fondo una retrocessione sia solo una retrocessione, e
che tutti gli anni tre squadre tornano in B... perché per il Catania
è diverso, è più grave? "Basta pensarci un momento: Catania,
la Sicilia è terra di grande tragedia sociale, l'agricoltura è allo
sfascio, aumenta la mano d'opera senza lavoro che finirà a
ingrossare le file delle attività illecite, i vasi sono comunicanti,
non c'è molto da inventare, l'industria o accetta l'impasse della
mafia, che ha la sua mano ovunque, oppure si allontana... invece la
Sicilia non è Terzo Mondo, non è da abbandonare ma da
riscattare...".
- Torniamo alla squadra.
"La squadra è stata un peccato, non doveva far ridere così,
poteva pure tornare giù subito, ma in un altro modo. Vogliamo far
nomi e casi? Fabbri, per esempio, mi risulta che non abbia ancora
ricevuto lo stipendio. L'allenatore di prima, Di Marzio, non faccia
la vittima per l'esonero perché come minimo è un furbetto,
tralasciando altri aspetti della conduzione e del rapporto con i
giocatori, che se vuole racconta lui o i giocatori, certo è che non
aveva la squadra per restare in A e lo sapeva, l'estate scorsa stava
per andare a Palermo, ma Catania dopo la promozione premeva, è
rimasto e si è arrangiato avallando un parco giocatori vecchio, già
miracolato in B figuriamoci in A, con pochi rinforzi e il re, cioè
la competitività della squadra, nudissimo già in partenza. Perchè
Di Marzio ha avallato tutto ciò? Poi prendersela con Massimino è
comodo, intanto i soldi corrono. La società gliela ho già
descritta, no?".
- Mi manca ancora
qualcosa sulla moglie di Massimino. "Buona quella, ci ha messo
il coperchio con quella sparata contro gli arbitri, ha completato il
disastro. Un disastro che però comincia a monte: la verità è che
nessuno vuole andare a giocare in Sicilia, né per giocare nel
Catania né per giocare contro il Catania. Sarebbero tutti contenti
se il campionato si fermasse a Napoli, o addirittura a Roma, non lo
ammetteranno mai per non sentirsi dare dei razzisti o giù di lì, ma
è così. Pensi ai grossi giocatori se non firmerebbero per
restringere il tutto a Milano, Torino, Genova, Roma... Ascoli è già
un miracolo, senza aeroporti, tutta depistata, i giocatori si
lamentano per i viaggi in pullman... Insomma, diciamo che il Catania
in B non dispiace a nessuno".
- Magari agli arbitri...
"Sì, figuriamoci... È lo stesso discorso, per carità io
rispetto l'enorme difficoltà di arbitrare oggi, però se andiamo a
vedere gli errori, il Catania ha subìto da matti, l'atteggiamento in
federazione non è favorevole, non ha potere, poi le sparate della
moglie di Massimino... è ovvio che non sia piacevole per nessuno, il
pubblico, quella parte scalmanata, certo fa male, è colpevole, ma
gli animi sono esacerbati dall'insieme, dal doversi spostare per
andarlo a seguire sui campi neutri, è una spirale...".
- Ma la mafia del Catania
se ne occupa o no? "E le pare che se se ne occupasse la mafia,
sarebbero ridotti così? Altro che mafia, per fortuna, naturalmente,
ma così la squadra è staccata dalla città, dai cittadini insomma,
il calcio è un aspetto della crisi generale: a Catania la spazzatura
arriva ai primi piani degli edifici, la cultura, la classe culturale
è in pezzi, il turismo sprofonda e Taormina è in un calo continuo.
Ebbene, a tutto questo si lega il ridicolo di Luvanor, in un momento
sociale in cui il calcio tira da morire. Luvanor, e quel che
rappresenta, fa parte della filosofia di vita che fa sì che Catania,
Palermo (con il Palermo che non a caso sta andando in C) e
Caltanissetta siano stabilmente agli ultimi tre posti nelle inchieste
sulle città più vivibili, mentre per esempio Potenza, commisurata
alle sue caratteristiche, è tra le più serene".
- E dunque? "E
dunque altro che Milano del Sud, Catania e il Catania sono fottuti,
ci vuole un nuovo Risorgimento, aspettiamo Garibaldi se no
arriveranno i Vespri siciliani. E il calcio è un grande amore per la
gente, che in questo modo viene tradita. Vede, bisogna andar giù per
capire che come e più che nel resto d'Italia per i giovani il
calcio, cartina di tornasole, valvola di sfogo, è un punto di
riferimento: la religione, il partito, la squadra, forse ora
cambiando l'ordine di importanza... Vede, da noi agrumeti e calcio
sono mischiati, tutto si tiene più che altrove, ci vorrebbe un salto
di fantasia, industriali intelligenti ce ne sarebbero però... si
sbrighino, la Sicilia affonda".
- E il Catania? “È
Sicilia, fino al midollo, e retrocede".
“la Repubblica”, 19
aprile 1984
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