13.5.17

1984. “Hanno dato un calcio alla Sicilia”. Oliviero Beha intervista Pippo Baudo

ROMA - "Vedere Zico per Catania era un legame, un ponte a modo suo sullo stretto di Messina. L'importanza del calcio, dappertutto ma specie per la mia isola, non è stata capita, e adesso la retrocessione non è la retrocessione del Catania ma un sintomo evidente della retrocessione di tutta la Sicilia, che va indietro"; l'isola che perde i suoi ormeggi dall'Italia e se ne va alla deriva, complessa e feroce zattera della Medusa, rischiando di inabissarsi, l'isola cui il calcio ha levato, invece che dare.
Dell'unica certezza matematica finora incasellata dal campionato, nell'infuriare di scudetti, Coppe e disfide d'abbondanza tra Roma e Juventus, cioè il Catania già in B, parlo con il catanese più noto d'Italia. Piaccia o no, faccia storcere le narici raffreddate degli snob e induca raffinate letture semiologiche di Eco sul tempo libero (oppure: sul tempo libero di Eco, essendo perspicuo che il protagonista de Il nome della rosa"è in realtà lui, Pippo), Baudo […] è un registratore ad alta fedeltà sia per quello che finisce nelle sue bobine che per il resto. Il Catania, dunque.
"Mi hanno cercato dei tifosi, volevano marciare sul 'Processo del lunedì' per protestare: si sentono truffati negli abbonamenti dai continui campi neutri del Catania. Sa, davvero gli abbonamenti sono stati straordinari, l'estate scorsa, e in pochissimo tempo, per via degli spareggi alla fine del campionato di B. Son tutte cose che i tifosi a Catania adesso cominciano a ricordare, a esprimere, ha letto di quella protesta diffusa, i tifosi si comportano da cittadini nel momento in cui capiscono che la squadra non è più, ormai, solo la squadra. Si è sprecato un grande entusiasmo, è il minimo che posso dire, la potenzialità della gente giù è eccezionale, è la vera ricchezza di una ipotetica ricostruzione, e l'entusiasmo era da pilotare, da gestire bene, diversamente".
- Le hanno richiesto di fare il presidente? "Vede, sono stato presidente della squadra di pallavolo, la Paoletti, cinque anni fa, con Pittera allenatore, la squadra dello scudetto, e se lo ricordano. Fare il presidente del Catania calcio mi piacerebbe, lo farei, ma non posso seguirlo, non sarebbe serio. Piuttosto mi metto a disposizione per la società, come cittadino catanese responsabilizzato, con le mie conoscenze, così come mi batto per l'agrumicultura, è un delitto vedere i trattori che schiacciano gli agrumeti...".
- Che ne pensa del presidente attuale, Massimino? "Diciamo la verità: per quanto poco presentabile, io Massimino lo condanno fino a un certo punto, ha ormai un' immagine del tutto caricaturale per la persona che è, però c'è lui perchè nessuno vuole il Catania. Sì, ora Massimino come chiunque al suo posto vorrebbe soldi, per andarsene, ma il punto è un altro. Industriali e politici in Sicilia non hanno capito niente del calcio, del significato del calcio, e hanno lasciato il giocherello a Massimino. A Massimino, la moglie e il genero, che è ingegnere e fa il general manager, questa è la società del Catania foot-ball club".
- Strutture all'altezza, mi pare. "All'altezza del disastro, sì. Si sa, da sempre, che un club senza strutture non conta, non ha poteri fuori campo, e la squadra ne risente. In questa situazione Massimino, che non è iscritto all' Accademia dei Lincei, non ha rapporti con Monsignor della Casa, si è fatto da sè in un ambiente come quello, fa quello che può secondo i suoi schemi, e ci avrà pure perso soldi, glielo dico io, è un presidente tifoso, se potesse giocherebbe lui. Sa come sceglie i giocatori?".
- Come? "Dall' aspetto, dal tipo fisico. Di Torrisi diceva: che belle cosce, questo è forte... e Serginho?".
- Chi, il Blissett brasiliano? "Sì, quello. Massimino ne era innamorato, era andato in Brasile per lui, ripeteva 'è bello grosso, tiene i denti bianchissimi, è nero, chissà che successo a Catania'. Poi quello non è venuto e hanno preso Pedrinho, mi dica lei se una squadra come il Catania può andare a comprare in Brasile proprio un difensore, sia pur buono, abbastanza conosciuto, ma inutile, e poi Luvanor che è sicuramente un gran talento ma con caratteristiche particolari: se la sua squadra vince 10-0 diventa un formidabile trascinatore, in campo si sente, ma se no...". - E il pubblico? "Il pubblico è l' unica nota positiva, finché ha potuto, e, pur protestando, anche adesso sui campi neutri è venuta a vedere il Catania mezza Sicilia, se ne intendono, sono esigenti, si ricordano il bel Catania con Di Bella in panchina, Marcoccio - quello sì che era in gamba - presidente e Szymaniak in campo, contro quel Catania l'Inter di Herrera ci perse un campionato... hanno visto giocare bella gente, quando il calcio pesava meno nell'economia sociale, e ora, che è diventato quel che è diventato, hanno perso anche Zico...".
- Senta, chi legge può pensare che in fondo una retrocessione sia solo una retrocessione, e che tutti gli anni tre squadre tornano in B... perché per il Catania è diverso, è più grave? "Basta pensarci un momento: Catania, la Sicilia è terra di grande tragedia sociale, l'agricoltura è allo sfascio, aumenta la mano d'opera senza lavoro che finirà a ingrossare le file delle attività illecite, i vasi sono comunicanti, non c'è molto da inventare, l'industria o accetta l'impasse della mafia, che ha la sua mano ovunque, oppure si allontana... invece la Sicilia non è Terzo Mondo, non è da abbandonare ma da riscattare...".
- Torniamo alla squadra. "La squadra è stata un peccato, non doveva far ridere così, poteva pure tornare giù subito, ma in un altro modo. Vogliamo far nomi e casi? Fabbri, per esempio, mi risulta che non abbia ancora ricevuto lo stipendio. L'allenatore di prima, Di Marzio, non faccia la vittima per l'esonero perché come minimo è un furbetto, tralasciando altri aspetti della conduzione e del rapporto con i giocatori, che se vuole racconta lui o i giocatori, certo è che non aveva la squadra per restare in A e lo sapeva, l'estate scorsa stava per andare a Palermo, ma Catania dopo la promozione premeva, è rimasto e si è arrangiato avallando un parco giocatori vecchio, già miracolato in B figuriamoci in A, con pochi rinforzi e il re, cioè la competitività della squadra, nudissimo già in partenza. Perchè Di Marzio ha avallato tutto ciò? Poi prendersela con Massimino è comodo, intanto i soldi corrono. La società gliela ho già descritta, no?".
- Mi manca ancora qualcosa sulla moglie di Massimino. "Buona quella, ci ha messo il coperchio con quella sparata contro gli arbitri, ha completato il disastro. Un disastro che però comincia a monte: la verità è che nessuno vuole andare a giocare in Sicilia, né per giocare nel Catania né per giocare contro il Catania. Sarebbero tutti contenti se il campionato si fermasse a Napoli, o addirittura a Roma, non lo ammetteranno mai per non sentirsi dare dei razzisti o giù di lì, ma è così. Pensi ai grossi giocatori se non firmerebbero per restringere il tutto a Milano, Torino, Genova, Roma... Ascoli è già un miracolo, senza aeroporti, tutta depistata, i giocatori si lamentano per i viaggi in pullman... Insomma, diciamo che il Catania in B non dispiace a nessuno".
- Magari agli arbitri... "Sì, figuriamoci... È lo stesso discorso, per carità io rispetto l'enorme difficoltà di arbitrare oggi, però se andiamo a vedere gli errori, il Catania ha subìto da matti, l'atteggiamento in federazione non è favorevole, non ha potere, poi le sparate della moglie di Massimino... è ovvio che non sia piacevole per nessuno, il pubblico, quella parte scalmanata, certo fa male, è colpevole, ma gli animi sono esacerbati dall'insieme, dal doversi spostare per andarlo a seguire sui campi neutri, è una spirale...".
- Ma la mafia del Catania se ne occupa o no? "E le pare che se se ne occupasse la mafia, sarebbero ridotti così? Altro che mafia, per fortuna, naturalmente, ma così la squadra è staccata dalla città, dai cittadini insomma, il calcio è un aspetto della crisi generale: a Catania la spazzatura arriva ai primi piani degli edifici, la cultura, la classe culturale è in pezzi, il turismo sprofonda e Taormina è in un calo continuo. Ebbene, a tutto questo si lega il ridicolo di Luvanor, in un momento sociale in cui il calcio tira da morire. Luvanor, e quel che rappresenta, fa parte della filosofia di vita che fa sì che Catania, Palermo (con il Palermo che non a caso sta andando in C) e Caltanissetta siano stabilmente agli ultimi tre posti nelle inchieste sulle città più vivibili, mentre per esempio Potenza, commisurata alle sue caratteristiche, è tra le più serene".
- E dunque? "E dunque altro che Milano del Sud, Catania e il Catania sono fottuti, ci vuole un nuovo Risorgimento, aspettiamo Garibaldi se no arriveranno i Vespri siciliani. E il calcio è un grande amore per la gente, che in questo modo viene tradita. Vede, bisogna andar giù per capire che come e più che nel resto d'Italia per i giovani il calcio, cartina di tornasole, valvola di sfogo, è un punto di riferimento: la religione, il partito, la squadra, forse ora cambiando l'ordine di importanza... Vede, da noi agrumeti e calcio sono mischiati, tutto si tiene più che altrove, ci vorrebbe un salto di fantasia, industriali intelligenti ce ne sarebbero però... si sbrighino, la Sicilia affonda".
- E il Catania? “È Sicilia, fino al midollo, e retrocede".


“la Repubblica”, 19 aprile 1984

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