Da "La Stampa" di ieri (sabato 16) apprendiamo che la Corte dei Conti ha concluso con una relazione il suo esame degli "esiti dei finanziamenti per il Ponte sullo Stretto".
Il testo fornisce alcune indicazioni illuminanti corredate da osservazioni di buon senso. Del progetto i giudici contabili dicono che è "il più ambizioso del mondo" per la alta e grande campata unica, che lascerebbe largo spazio alla navigazione; ma - spiega la relazione - dal costo stimato nel progetto preliminare del 2003 (4,6 miliardi di euro) si è già passati a i 6,1 miliardi previsti nel Dpef 2010-2013.
Sono per di più sbagliate, per via della crisi, tutte le stime, di crescita del traffico e di crescita economica. Il che, inevitabilmente, diminuirà i proventi preventivati per i costruttori-gestori privati e aumenterà la quota di investimenti pubblici nella costruzione.
La Corte, proprio per questo, invita il governo a "valutare costantemente la fattibilità" da tutti i punti di vista, anche perché lo stesso governo, nonostante la crisi, ha cominciato a spendere per gli studi e le opere preliminari del Ponte, anche a scapito di investimenti infrastrutturali che siciliani e calabresi ritengono più urgenti.
I commenti alla relazione sono curiosamente contraddittori. Il Forum ambientalista e i Verdi, ostili al progetto, considerano la relazione una bocciatura. Ciucci, presidente dell'Anas, che è prima azionista della Società Stretto di Messina e advisor del progetto esprime soddisfazione per i risultati dell'indagine e conferma l'impegno ad una "costante valutazione di tutti i principali aspetti tecnico-operativi". Le contentezze parallele dei costruttori e degli antiponte propongono una alternativa: o la Corte dei Conti ha prodotto un capolavoro di cerchiobottismo o qualcuno dei dichiaranti ha la faccia di bronzo.
Quanto a me, mi espongo con un pronostico: il Ponte non si farà.
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