29.10.10

Europa. Una poesia di Valery Larbaud (1881 - 1957)

Valery Larbaud
Europa! Soddisfi gli appetiti senza confini
del sapere, e gli appetiti della carne e quelli
dello stomaco, e gli appetiti indicibili dei Poeti,
ancor più che imperiali,
e l’orgoglio intero dell’Inferno.
(Talvolta mi sono domandato se tu non sei
uno degli scalini, un’adiacenza dell’Inferno).
-
O Musa, figlia dei grandi capitali! riconosci
i tuoi ritmi nel brontolio delle strade
interminabili.
Vieni, abbandoniamo gli abiti da sera e indossiamo
io una giacca logora, tu un abito di lana
e mescoliamoci alla gente qualunque
che non conosciamo. Andiamo
a danzare al ballo degli studenti e delle sartine,
andiamo a incanaglirci in un caffè-concerto!
Confessa
che qui noi siamo soltanto
ospiti di passaggio che lasciano
tracce invisibili, forse, sul fango
leggero e lucente che calpestiamo.
Se lo vogliamo possiamo ritornare
alle foreste vergini, al deserto, le praterie,
le Ande colossali, il Nilo bianco, Teheran, Timor
e i mari del Sud, l’intera superficie del pianeta,
son tutti lì per noi, quando lo vogliamo!
-
Se fossi uno di quelli che vivono sempre qui
per lavorare
in fabbrica dalla mattina alla sera
e negli uffici, di quelli che vanno alle soirées
o recitano per la centesima volta una parte in teatro
o nei clubs o ai concorsi ippici,
io non resisterei! e mi allontanerei
come il contadino che ha venduto i suoi prodotti
in città e torna via, bastone in mano
andrei e andrei, in marcia senza soste
verso l’Equatore!
-
Per me l’Europa è come un’unica grande città
ricolma di provviste e di ogni urbano
piacere, e il resto del mondo
mi è l’aperta campagna, dove senza cappello
corro contro il vento
lanciando urla selvagge!
+++++
Postilla
E’ questa la terza poesia di un poemetto “all’Europa”. Le poesie di Valery Larbaud furono pubblicate in una prima edizione nel 1908 e in una seconda, ampliata e rimaneggiata, nel 1913 per la “Nouvelle Revue Francaise, con il titolo Le poesie di A. O. Barnabooth. La traduzione di questa poesia è di Antonio Porta ed è stata pubblicata su “La Gola”, Anno I, n.1, Ottobre 1982. Sul piano tecnico non ci sono ancora i simultaneismi che caratterizzano la Prosa del Transiberiano di Blaise Cendrars, ma il clima ideologico è lo stesso. Vedi per questo il II capitolo, Nostra patria è il mondo intero, del mio libretto Il secolo morente, Giada Edizioni, Perugia, 2000, ove può leggersi una mia traduzione del testo di Cendrars. (S.L.L.)  

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