5.10.10

"P.S." di Luigi Pintor (da "Punto e a capo" un editoriale per "il manifesto", 9 maggio 2002)

Punto e capo è il volume della manifesto-libri che raccoglie, post mortem, gli editoriali di Pintor dal maggio 2001 al maggio 2003 (Luigi morì il 17 di quel mese). Al tempo fu una commemorazione, quasi un obbligo. Riletti oggi quegli articoli mi sembrano in gran parte da riproporre, essendo come sono una lezione di comunismo e di giornalistica militanza. Ho scelto di "postare" questo, del 2002, sulla cosiddetta "deriva securitaria", che affronta tematiche attuali ora più di allora ed ha un finale splendido, specie per gli appassionati di calcio. (S.L.L.)
Pubblica sicurezza fino a qualche tempo fa, era sinonimo di polizia. C’erano i commissari e i commissariati di p.s. e finiva lì. Adesso è divenuta un’aspirazione massima, un’ideologia, lo scopo della politica. Ogni buon governo avrà un superministro di p.s. come ce l’ha dell’economia e non ci sarà più un politicante di destra o di sinistra che non faccia della sicurezza la sua insegna elettorale. E già, oggi non sei più sicuro di nulla e non puoi fidarti nemmeno del vicino di casa. Non c’è un secondo o un terzo piano in città che non abbia le sbarre alle finestre e tutti vorrebbero avere al pianterreno una stazione dei carabinieri. Ma anche così non ci sentiremmo sicuri, neppure se sbarrassimo i confini e cacciassimo via tutte le badanti e gli albanesi e girassimo con un personal revolver al posto del cellulare.
L’insicurezza è un’angoscia individuale e collettiva, di cui però bisognerebbe capire un po’meglio le cause. E’ una patologia troppo diffusa per attribuirla ai virus dell’immigrazione e della micro e maxi criminalità. Ed è improbabile che possa venir curata da superministri di p.s., dalla tolleranza zero o da altre simpatiche mode.
C’è chi è insicuro, per esempio, perché se si ammala non sa se sarà curato, se domani ci sarà ancora un servizio sanitario pubblico (pubblica sicurezza) oppure no. C’è invece chi è insicuro del suo posto di lavoro, precarietà e flessibilità gli tolgono il sonno. C’è chi si sente insicuro in autostrada perché i cretini possono andare a 200 all’ora. C’è chi la sera si mette paura per le sciocchezze e gli orrori che vede in televisione quando eccezionalmente non c’è la pubblicità. Eccetera.
Ma se elencassi tutte le cause dell’insicurezza che angoscia la moderna società non la finirei più. Forse c’entra anche la politica. Se per esempio un francese di sinistra, per sentirsi sicuro, deve affidarsi a un napoleone allora mi sento solo e non sono più certo di nulla. Mi affiderò a un rutelli?
Forse mi sentirò di nuovo in compagnia e molta gente si sentirà meno angosciata il giorno in cui comparirà una sinistra che non confonda la politica con la p.s. e che ritrovi una idealità. Sapete, l’uguaglianza (relativa, s’intende) e cose simili, un po’ di politiche redistributive, un po’ di internazionalismo al posto dell’egoismo. Perché non proponiamo con civile innocenza di aprire le frontiere a tutti, con poche regole senza limiti? Perché perderemmo con onore le elezioni, che perdiamo lo stesso senza onore?
Il leader più xenofobo olandese è stato ammazzato da un connazionale di pelle bianca, chi gliel’avrebbe detto. Alcuni anni fa gli olandesi volevano istallare lungo i confini una rete di altoparlanti che in caso d’invasione straniera avrebbero annunciato una resa incondizionata e un’accoglienza festosa. Non erano innocenti, erano intelligenti e avevano anche un’eccellente squadra di calcio (forse di oriundi) che nemmeno si sognano più.

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