6.8.16

Neo-neonazi austriaci. Falangisti con i capi firmati (Costanza Spocci)

Vienna
Crani rasati, qualcuno con un look da neo-nazi, ma soprattutto ragazzi con occhiali da sole e scarpe firmate: sono circa trecento i ragazzi che gridano “Patria, casa e libertà” nel quartiere multietnico di Urban Loritz Platz a Vienna. Siamo a una manifestazione del movimento degli identitari austriaci, o Identitäre Bewegung Oberösterreich (Ibo), un movimento xenofobo di estrema destra che si batte per mantenere pura la cultura e l’identità austriaca.
Ibo è nato nel 2013 da un gruppo ristretto di studenti viennesi che si sono ispirati all’omonimo movimento francese, Génération Identitaire (GI) e a Blocco Studentesco, l’organizzazione studentesca di Casapound di cui fa parte anche Amedeo Mancini, l’omicida di Emmanuel Chidi Namdi. «Sono quasi tutti ragazzi dai 20 ai 35 anni, la loro base è composta da circa 250 persone ma il loro nocciolo duro – una ventina– erano già politicamente attivi prima di fondare Ibo sia nelle confraternite studentesche ultra-nazionaliste germaniche, sia nella scena neo-nazi», spiega la ricercatrice Natasha Strobl dell’Università di Vienna ed esperta di estreme destre.
Il leader di Ibo, il ventisettenne Martin Sellner, era il delfino di Gottfried Küssel, capo del movimento neo-nazi in Austria: un uomo che ha definito Hitler il più grande eroe della storia, un negazionista che in diretta tv ha definito legittima la legalizzazione del partito nazista.
«Il mio background?», Sellner risponde molto vagamente: «Mi definisco un patriottico conservatore». Racconta di aver fondato il movimento per «i giovani cittadini di origine austriaca che, non contenti della “situazione migranti”, vogliono essere politicamente attivi e fare azioni di strada concrete».
«Abbiamo deciso di far partire la manifestazione in un quartiere multietnico per ribadire la nostra identità austriaca e dire “siamo qui e non ci arrendiamo”», dice Alexander Markovitch, co-fondatore di Ibo: «Vogliamo difendere la nostra gente dai corrotti burocrati di Bruxelles che organizzano migrazioni di massa in Europa».
Lo slogan della manifestazione del 10 giugno è “padroni a casa nostra” e “difendiamo l’Europa” dai migranti e dall’Islam: un ritrovo in cui anche GI Francia, Italia, Germania e Ungheria sono presenti. «Per dare supporto ai camerati austriaci», spiega Philippe, 28 anni, di GI Francia. Ogni anno, racconta il ragazzo francese, le Generazioni Identitarie europee si ritrovano in Francia per un’“Università d’estate”, dove fanno esercitazioni fisiche, ideologiche e scambiano tattiche e contatti.
«Vogliono dare un’immagine positiva, dire che “siamo tutti europei” però, certo, europei alla loro maniera: cristiani e bianchi, il tutto ricondotto all’uomo eroico che si batte per difendere l’Europa contro l’islam», puntualizza la ricercatrice Strobl.
Mentre le note dell’inno di Radetsky si alzano dalle casse del camioncino in testa al corteo, un fiume di bandiere gialle sventola con un logo nero: è la lambda, la “L” dell’alfabeto greco. Il simbolo è ripreso dal film Trecento, dove gli spartani di Leonida combattono alle Termopili fino all’ultimo uomo contro l’esercito straniero del re persiano Serse. «Un riferimento molto pop», commenta Strobl, «che fa parte della loro strategia per non apparire come i classici, brutali e violenti, estremisti di destra».
Gli identitari sono quasi tutti studenti della medio-borghesia, adottano un look alla moda, alcuni sembrano quasi hipster; molti indossano magliette con la grafica della linea di “Falange Europa”, un sito di merchandising che ha progettato lo stesso Martin Sellner. Ibo organizza anche serate, festival ed eventi sportivi. «Seguono il modello Casapound, che è stato il primo movimento ad adottare questa tattica sia per reclutare nuovi membri, sia per presentarsi meglio, ma è solo scena: sono tutti xenofobi e razzisti, ma con un guscio esterno diverso e più presentabile», conclude Strobl.
Il partito nazional-populista ed euroscettico delle Libertà (Fpo), che correrà il prossimo ottobre per la presidenza dell’Austria con il candidato Norbert Hofer, non si distanzia da Ibo. Al contrario, il segretario Fpo Christian Strache plaude pubblicamente le loro azioni, non manca di condividere i post del movimento su Facebook e garantisce loro una protezione non solo politica, ma anche fisica. «Del resto che Ibo e confraternite sono il bacino elettorale da cui l’Fpo recluta la sua élite di politici e collaboratori», nota Bernard Weidinger, analista al Doew, Centro Documentazioni dell’Antiascismo di Vienna. La manifestazione conta 300 persone ed è monitorata da migliaia di poliziotti che si dispongono in una matrioska di quadrati, occupando l’intero centro di Vienna. «Lo sappiamo bene che i poliziotti sono dalla nostra parte», dice Sellner sereno. La provocazione di Ibo nel fare un corteo in un quartiere multietnico non passa inosservata: due cortei anti-fascisti sbarrano la strada agli identitari; iniziano gli scontri e all’ennesima carica della polizia compaiono persino una cinquantina di black block in un’azione lampo. Impossibile però avvicinarsi agli identitari: il muro di protezione della polizia è altissimo.
Il doppio legame con l’Fpo però è anche un punto debole di Ibo. «Il movimento identitario si nutre della crisi dei rifugiati, ma non ha reali speranze di vincere, perché le domande e le rivendicazioni di Ibo sono in realtà già espresse in parlamento dall’Fpo», spiega l’analista Weidinger, «per cui su che basi Ibo sarà in grado di mobilitare grandi numeri di persone in futuro?». (Al report ha contribuito Eleonora Vio)


pagina 99, 29 luglio 2016

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