“Alias”, il magazine
del “manifesto”, all'inizio del 2012 dedicò un'intera pagina al
libro Le geste de Dieu. Sur un lieu de l’Éthique de Spinoza,
pubblicato in Francia da Les Éditions de La Transparence. Il libro
si presenta come commento a un passo di Spinoza, opera di Alfonso
Cariolato, in cui si inseriscono qua e là, come una sorta di
controcommento, le riflessioni di Jean-Luc Nancy. Nella pagina di
“Alias” trovarono posto, una breve intervista a Cariolato e Nancy
e alcuni frammenti dal libro. Qui riprendo l'una e gli altri.
(S.L.L.)
Alfonso Cariolato |
●Come
nasce l’idea di questo libro?
Jean-Luc Nancy:
L’idea è interamente di Alfonso. Non avevo affatto presente questo
passo di Spinoza. Alfonso ha voluto scrivere a partire da qui e mi ha
proposto di collaborare. Io ho scelto questa modalità di intervento
mediante note o appunti marginali.
Alfonso Cariolato:
Era da qualche anno che lavoravo su questa estrema propaggine del II°
libro dell’Etica. Innanzitutto mi aveva colpito il sintagma
intorno al quale ruota il libro, e poi il carattere marginale,
periferico, di scolio nello scolio, dei 4 punti attraverso i quali
Spinoza indica i vantaggi pratici della sua dottrina. Una semplice
enumerazione, in apparenza, un compendio, un promemoria, un ponte
sospeso fra le prime due parti dell’Etica e le ultime tre,
che tuttavia permetteva di toccare i punti nevralgici dello
spinozismo a partire da ciò che si sottintende in ogni pratica etica
o politica, e cioè l’esistenza.
●Stile e scrittura.
Quali sono le vostre idee a proposito? Come avete lavorato a 4 mani
sul testo spinoziano senza rinunciare alla sperimentazione testuale?
J.-L. N:
L’interesse che riveste ai miei occhi tale modalità di coscrittura
è il mio restare nella posizione di un insetto che vola attorno al
testo, si posa qui e là senza che si sappia sempre il perché, e fa
la sua piccola nota per poi andarsene via. Da parte sua, il corpo del
testo – quello di Alfonso – continua il suo movimento lento e
potente. L’insetto si alza in volo, si posa… si alza in volo di
nuovo. Il pensiero non conclude, esplora, prova.
A. C: Più che una
performance in duo, si può dire che abbiamo utilizzato la tecnica
della sovraincisione. Una volta concluso, Jean-Luc è intervenuto
liberamente sul mio testo. Così il libro è risultato della
sedimentazione di tempi e ritmi diversi di scrittura, senza alcuna
volontà di uniformare il tutto dall’esterno con una «tesi»
predeterminata su Spinoza. Per quanto mi riguarda, ho seguito con
attenzione quel passo dell’Etica, leggendolo a distanza
ravvicinata, accorgendomi come ogni concetto ne richiamasse altri in
una sorta di moto perpetuo davvero intrigante.
●Cosa può dare un
ritorno a Spinoza nel campo della filosofia? Cosa dire alle nuove
generazioni che si confrontano per la prima volta con l’autore
dell’Etica?
J.-L.N: Sebbene
per un verso vi s’inscriva assai nitidamente, dall’altro Spinoza
gode incontestabilmente del privilegio di sfuggire al proprio tempo.
Vi sfugge perché è il solo dei Moderni a pensare esplicitamente a
una necessità del mondo all’interno della quale la «libertà»
umana è un’illusione. È sufficiente ricordarlo, e ricordarlo in
questi termini, per comprendere che noi non siamo immediatamente
pronti a entrare in questo pensiero. Esso esige da noi che ci si
interroghi sul mondo come tale – o sulla «natura» o «dio»
secondo le parole di Spinoza, sull’unicità e l’unità della
«sostanza» in luogo di volgerci verso noi stessi, verso l’«uomo
», le sue azioni, i suoi fini… Ma è sufficiente anche riconoscere
tale esigenza per comprendere almeno questo: ha senso pensare l’uomo
senza il mondo come totalità?
A. C.: Da un certo
punto di vista, la filosofia raggiunge davvero con Spinoza il suo
grado ultimo e massimo. Niente Dio a imitazione dell’uomo, niente
proiezioni in cielo di interessi umani, nessun finalismo
antropocentrico. Uno sguardo attento, senza illusioni, preciso e
puntuale sul mondo così com’è e sulla natura dell’uomo. Non c’è
spazio per alcuna delega in Spinoza. È l’esercizio del pensiero
che libera dal bisogno di tutori. Eppure non vi è traccia in lui di
un razionalismo troppo sicuro di sé, caparbiamente legato alle
proprie piccole conquiste. Con Spinoza il pensiero e i corpi sono
potenze aperte da un «Dio», una «natura» o una «sostanza» di
cui sono parte e che già da sempre li eccede. Misurarsi con questo
eccesso, trovare ogni volta un equilibrio nel rapporto con gli altri
enti, l’esigenza incessante della libertà all’interno di un
pensiero segnato radicalmente dalla necessità, un’etica e una
politica che sono l’altra faccia di un’ontologia immanente, lo
sperimentare – qui, ora – di essere eterni, tutto questo non è
solo una filosofia,ma un esempio del dispiegarsi della forza stessa
di pensare. Così Spinoza non smette di riguardarci.
FRAMMENTO (pp.
100-101)
jean-Luc nancy |
Da parte mia, preferisco
dire che la politica non deve «misurarsi con l’incommensurabile»ma
solo mantenere aperti gli accessi possibili – che sono sempre tanto
plurali quanto singolari – all’incommensurabile (come ho detto:
amore, arte, pensiero, incontro...). La politica deve restare in
un rapporto riservato con
questi accessi: essa non li crea, non li forma, li lascia
disponibili. (Jean-Luc Nancy)
alias-il manifesto 11
febbraio 2012
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